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«Lavorare all’estero apre la mente e il cuore»

Giulia Zanin, 23 anni, da quando ne aveva 16 coglie opportunità professionali che la portano lontano da casa. Attualmente si trova in Australia

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COSSATO –  Ogni occasione per fare esperienze di lavoro e di vita lontane da casa è buona per lei. Giulia Zanin, 23 anni, dopo aver frequentato l’Istituto alberghiero di Gattinara, indirizzo “Sala”, sceglie di viaggiare perché, “apre il cuore e la mente”. Oggi si trova in Australia.

«Ogni estate colgo l’opportunità di andare lontano – spiega -. Sono stata in Veneto e in Irlanda. Volevo andare a Copenaghen, ma il covid non me l’ha permesso. Ho iniziato poi a informarmi per l’Australia e un’agenzia mi ha aiutata a ottenere il visto e a fare il biglietto. Il primo permesso vale un anno e si può rinnovare. Bisogna però dimostrare di aver lavorato per almeno 88 giorni nelle farm, fattorie con animali o coltivazioni di banane o mango. Oggi il visto “Working holiday visa” è stato esteso all’ospitalità, ristoranti e bar, che è il mio mestiere. Sono in Australia da 9 mesi, prima a Brisbane, poi a Cairns. Adesso sono a Melbourne, in un appartamento con altre ragazze, prima stavo in un ostello. Lavoro e risparmio per poter fare il giro della costa est. Ci andrò con il bus. Terminerò così il primo anno e potrò, con gli 88 giorni fatti, richiedere il rinnovo del visto, che a seguire facendone altri 130, otterrò il terzo. In tutto saranno tre anni. Per noi europei è abbastanza semplice averlo, per chi proviene dal Sud America è più difficile».

Giulia, ci racconti la tua esperienza?
«Il primo mese ho seguito un corso di inglese, ho compreso però che il metodo più pratico è non avere paura di confrontarsi con gli altri, di fare amicizia. In ostello eravamo tutti lì per lo stesso motivo, ci aiutavamo a vicenda e di sera si stava insieme, facevamo giochi in scatola. Spesso poi le farm non sono sui social e ci si arriva per passaparola. In città c’è movimento, ma è più difficile relazionare. Melbourne non mi ha fatto impazzire, a parer mio siamo in troppi, è più difficile. Prima in sei ore il lavoro lo trovavi, ora ci vuole una settimana. Da dopo il covid il Governo australiano regala il visto a chi l’ha esaurito, perché manca personale. Ti fanno contratti casual, da 25/30 ore a settimana, porti il curriculum e se ti selezionano, sei tu che scegli se accettare o cercare di meglio. Nel mio settore, una cameriera prende sui 28 dollari australiani all’ora. I giorni di festa sono pagati il doppio. Molti hanno due lavori. La vita è cara ed è più facile spendere. Una pizza costa sui 25/30 dollari, se è da meno non è buona. Lavoro tanto, ma riesco a risparmiare e a fare due mesi di vacanza. Nelle farm si è in mezzo al nulla, alloggio e cibo sono compresi. Non ci sono spese, ma c’è una natura che fa paura. Flora e fauna sono da mozzafiato».

L’immigrazione pare essere forte, come viene vissuta?
«C’è molta influenza asiatica, soprattutto nelle città. C’è da costruire e molto è già di loro proprietà. Gli australiani assimilano tutto, sono semplici e non hanno una cultura loro, a parte quella inglese. Ricordano il carattere dei napoletani, con voglia di fare festa, anche se non relazionano strettamente con noi, se non dopo un po’ di tempo. Si vive bene e ci sono tante agevolazioni, ma è meglio non stare male, la sanità non è pubblica. Per un’emergenza, senza assicurazione privata, si paga dai 500 dollari in su. Per andare dal dottore prenoti e attendi una settimana, anche solo per una ricetta, che costa 70 dollari».

La legge sarà più rigorosa che da noi.
«Dipende da uno Stato all’altro – prosegue -. Ci sono restrizioni severe su fumo, alcol e droghe. A loro piace bere nel fine settimana. La multa è di 400 dollari, se superi di 10 chilometri il limite di velocità, ma guidano con buon senso».

Concludiamo l’intervista con un tuo pensiero.
«Sono contenta dell’esperienza, mi aiuta a crescere e a conoscere i miei limiti nella vita, cosa faccio fatica a fare. Mi manca casa, ma so di averla, e quindi rifarei tutto. Consiglio di farla. In Italia, alla nostra età, non abbiamo nulla di fisso, possiamo permettercelo. Non so se rimarrò in Australia, ma stare da sola mi aiuta a capire cosa voglio in futuro. Senti storie diverse di gente che è stata ovunque, veramente bello. Ti riempie il cuore».

 

Anna Arietti

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1 Commento

1 Commento

  1. SPILLO

    5 Maggio 2023 at 14:48

    Condivido, personalmente ho lavorato solo in stati europei, alcuni all’epoca non erano ancora “membri, ma l’esperienza che si fa è ineguagliabile, anche se non sempre si sta bene.

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