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Inaugurata a Biella la mostra “Placido Castaldi”

E’ allestita nello Spazio Cultura della Fondazione Cassa Risparmio di Biella

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Inaugurata a Biella la mostra “Placido Castaldi”

Inaugurata a Biella la mostra “Placido Castaldi”

Il 13 dicembre a Biella, presso lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, è stata inaugurata la mostra: “Placido Castaldi: una vita per l’arte”, che accoglie le incisioni della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, allestita in occasione del decennale della morte di uno dei più importanti e amati artisti biellesi del Novecento. Il Presidente, Michele Colombo, ha sottolineato come la mostra si inserisca nel percorso di valorizzazione dell’artista biellese, del quale un’opera, che raffigura le montagne biellesi innevate, è presente nel sito di presentazione della Fondazione, ma si ricolleghi soprattutto alla programmazione di Spazio Cultura, che in questi mesi è particolarmente orientata al tema della montagna, in omaggio alla vocazione della città, ricordando la grande mostra: Steve McCurry. Uplands&Icons, ospitata a Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero fino al 18 maggio 2025, organizzata dalla Fondazione insieme a Palazzo Gromo Losa Srl e Creation, in collaborazione con il Comune di Biella, il Polo Culturale di Biella Piazzo e Palazzo Ferrero Miscele Culturali.
Le opere di arte incisoria di Placido Castaldi – parte di un più vasto corpus di oltre duecento incisioni, già nella collezione di Sergio Caneparo entrato a far parte nel 2020 della raccolta d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella – sono state suddivise in un duplice allestimento, la prima parte: Montagne: la mia passione, il mio tormento, visitabile fino al 6 gennaio, è dedicata alle innumerevoli vedute di montagne da lui scalate con successo o appartenute ai suoi sogni di alpinista, mentre la seconda: La mia Valle Elvo e…, che aprirà dall’11 gennaio, racchiude una selezione di soggetti biellesi, dedicati alla “sua” Valle Elvo in particolare, ma non solo.

A Palazzo Ferrero

Nel 2011, a Palazzo Ferrero, era già stata dedicata una mostra antologica all’artista, sempre curata da Sergio Caneparo, corredata da un catalogo: “Il pianeta Placido Castaldi”, la cui pubblicazione fu sostenuta anche dal Lions Club Biella Valli Biellesi, del quale Caneparo era stato Presidente nel 2009/2010.
Per comprendere il percorso di una vita dedicata all’arte occorre conoscere qualche dato biografico: Placido Castaldi nacque a Pollone nel 1925, ma visse e lavorò nella sua cascina ai Paci di Sordevolo, lassù in alto, vicino alla Trappa, dove resterà fino agli ultimi anni della sua vita ed accoglierà gli amici, solo quelli veri, con un buon whisky irlandese e la Toccata in re minore di Bach suonata all’organo. Viaggiò in tutto il mondo, animato dalla voglia di conoscere le montagne e scalarle: dalle prime salite alpinistiche in Marocco, Turchia e Iran fino alle grandi spedizioni nell’Himalaya del Garhwal, dalla Patagonia (sulle orme di padre De Agostini) alla Terra del Fuoco e all’Antartide, fino – all’estremo opposto – alle isole Svalbard, tutte mete fissate nelle sue opere e nei suoi Quaderni di viaggio. La bravura nel disegno Castaldi la acquisì dal suo maestro, Giuseppe Bozzalla, grande e affermato pittore biellese, residente a Pollone. Nel 1955 Castaldi presentò la sua prima personale alla Galleria Garabello di Biella, inaugurata da padre Alberto Maria De
Agostini, dal mondo scientifico meglio conosciuto come “Padre Patagonia”, a cui era particolarmente legato fin dall’infanzia pollonese. Nel corso degli anni si susseguirono mostre nazionali e internazionali che decretarono il successo di un artista che si mantenne schivo e appartato rispetto alla mondanità, al mondo dei galleristi e al marketing dell’arte, rifiutando sempre l’appellativo di “Maestro”, preferendo colloquiare con le amate montagne e limitando le frequentazioni agli amici più stretti.

Raffinata cultua

“Placido, uomo dalla raffinata cultura, costruita come autodidatta, studiando testi sacri e filosofici nella solitudine
della sua baita, avvertendo l’implacabile avvicinarsi della vecchiaia e della morte, amava disegnare e rielaborare
meridiane, costruire sestanti e astrolabi per misurare mappe stellari e, sentendo che il suo tempo stava giungendo al
termine, disegnò una Danza macabra, che conservo come ricordo della sua Amicizia”: Caneparo sottolinea la versatilità
dell’artista che si cimentò con le tecniche più diverse, dai pastelli alle tempere, dagli oli alle tecniche miste e alle
incisioni, senza tralasciare la scultura. Il mondo dell’incisione: acquaforte, acquatinta, maniera nera, punta secca,
richiede alla base notevoli conoscenze tecniche, ma l’artista si avvicinò con umiltà e tenacia, raggiungendo
gradualmente risultati sorprendenti. Le opere esposte restituiscono l’essenza delle grandi cime, miraggi aguzzi protesi
nel cielo, che sono diventati reali nelle arrampicate con alpinisti del calibro di Giovanni Antoniotti /Vanin e Beppe Re,
presenti all’inaugurazione, che si soffermavano di fronte alle singole incisioni e le commentavano, evocandone
difficoltà e soddisfazioni.
Caneparo ha concluso la sua presentazione ricordando la generosità di Placido Castaldi, dimostrata anche collaborando
con l’”oculista dei più deboli”, Paolo Maria Pesando, a progetti in favore dei campesinos messicani del Chiapas.
Piera Mazzone

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