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Il papero orfano che si credeva un cagnolino

Gli Sbiellati – Una rubrica per guardarci allo specchio e non piacerci

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Che barba, che noia. Sottotitolo: come farsi dei nemici sotto casa in quattromila battute. Tipografiche, non di spirito. Eppure mi tocca, con sorprendente ricorrenza, da almeno vent’anni in qua, scrivere qualcosa sulla Ztl al Piazzo. Di cui l’ultima quindicina passata a viverci, al Piazzo, e questo spiega il sottotitolo. La questione si presenta sempre come una tragedia annunciata, anche se poi nulla di tragico accade. E quasi dispiace, visto l’energia profusa ogni volta in proteste a volte surreali e a volte meno.

Ricordo il dramma sociale di alcuni residenti quando almeno si proibì il parcheggio in piazza Cisterna: pareva non potessero sopravvivere a quell’incredibile cambiamento, ma non mi ricordo se qualcuno ci morì davvero. Credo di no. Anzi, qualcuno di loro si spinse ad affermare che la piazza era più bella con le auto parcheggiate. Ancora adesso mi chiedo se fosse una battuta o dicesse sul serio.

C’è da riconoscere però che finora non c’è stata una, e dico una, amministrazione che si sia assunta la responsabilità di prendere il toro per le corna e ragionare strategicamente sullo sviluppo del borgo, concertando come si deve con commercianti e residenti. Senza nemmeno dimenticare il resto della città, perché il Piazzo è patrimonio comune e non solo di chi ci vive. Invece assistiamo al gran ballo degli orari, che mutano al mutar degli eventi: stagionali, climatici, pandemici, umorali, elettorali, scolastici. Tant’è che pure io, come il resto della città, ho rinunciato a tenerli a mente.

Quest’ultimo periodo è stato particolarmente generoso di svolte e cambi di direzione repentini a suon di ordinanze e rassegnata confusione: dovessi scrivere qui gli orari in vigore, non saprei farlo. Anche il sito accessibilitacentristorici.it si è perso per strada le ultime modifiche, in preda a una crisi di esasperazione. Ma il nostro vice-supereroe comunale annuncia fermezza nelle sue (in)decisioni, come bastasse quella a risolvere il problema, mentre assistiamo straniti all’inusuale basso profilo del silente assessorato al commercio turistico. Perché qui sta il punto: non è un problema di orari e di sola viabilità. E non è nemmeno un problema di commercianti e residenti, fatta salva comunque un’adeguata concertazione, senza escludere qualche forma di compensazione per i commercianti, che sembra proprio non essere nelle corde dei nostri amministratori locali di qualsiasi genere politico. Transgender compresi.

Il rilancio del Piazzo – che presupporrebbe un precedente lancio, ma tant’è – secondo loro passa attraverso chiusure/aperture umorali ed eventi a muzzo, meglio se completamente fuori contesto. Si stendono metaforici tappeti rossi a chiunque proponga un evento al Piazzo, senza minimamente tener conto se tutto ciò possa avere un senso. E non ce l’ha. Si parla di salotto di Biella, ma io certe sedute che si vedono in piazza non me le metterei nemmeno in cantina. E non sono poi così raffinato in tema di arredi.

La grancassa dell’ultima protesta l’hanno suonata alcuni commercianti (perché non credo che tutti abbiano la stessa visione e gli stessi interessi), con parte della stampa locale a soffiare sul fuoco della polemica purchessia, che sostengono che senza traffico veicolare il rione sia destinato a morte certa. Ci sarebbero però da comprendere le loro ragioni strategiche di gestire un’attività in un borgo storico piuttosto che in una qualsiasi via di grande traffico. Probabilmente, l’”equivoco Autogrill”, è una sindrome che nasce dall’uso che finora s’è permesso del Piazzo come tangenziale, buona per scorrazzare da Biella Nord a Biella Ovest evitando il centro. E da un’insana interpretazione di qualche fiaba in cui un papero orfano, allevato per caso da una cagnolina, si credeva un cucciolo.

Dobbiamo deciderci se è strategicamente interessante, per la città i commercianti i residenti, che il Piazzo diventi un sito d’interesse turistico o un posto dove comprare agevolmente un chilo di pane e due pacchetti di sigarette. Ragionare sui grandi numeri, per piccoli che paradossalmente siano, mi sa che abbia più senso. Certo, in prospettiva. Certo, ammesso che prima o poi si trovino degli amministratori locali che abbiano la volontà e la capacità di ragionarci strutturalmente. E non mi si tiri in ballo la favoletta pietistica del servizio all’anziano o di chi può andare al ristorante solo se ci si entra in auto per problemi di deambulazione. Quei servizi sono ampiamente garantiti dalle deroghe di legge alla Ztl. Invece, di sollevazione di commercianti residenti e cittadini, per la persistenza d’insuperabili barriere architettoniche al Piazzo non ne ho mai letto. Né sentito parlare.

Per troppi anni siamo stati, credo, l’unico borgo storico al mondo chiuso al traffico durante la notte e aperto durante il giorno. È forse l’ora di rendercene conto e pensarci su.

Lele Ghisio

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