Attualità
Fumo tra i giovani, i biellesi sono i più accaniti
I giovani fumatori biellesi sono i più accaniti del Piemonte: questo raccontano i dati del Bollettino regionale 2013 sul consumo di tabacco tra gli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni. A Biella più della metà del campione dichiara di aver provato almeno una volta a fare un tiro e un quarto ammette di essere un fumatore abituale, le percentuali più alte (insieme a Vercelli) su tutta la regione.
I giovani fumatori biellesi sono i più accaniti del Piemonte: questo raccontano i dati del Bollettino regionale 2013 sul consumo di tabacco tra gli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni.
A Biella più della metà del campione dichiara di aver provato almeno una volta a fare un tiro e un quarto ammette di essere un fumatore abituale, le percentuali più alte (insieme a Vercelli) su tutta la regione.
«Si parla certo di un triste primato – è il commento di Cornelia De Marchi, responsabile dell’ambulatorio tabagismo del Sert di Cossato – riguardante quella fascia di età che è la più bersagliata dal marketing delle multinazionali».
Nell’ultimo triennio l’80% dei pazienti accolti nell’ambulatorio, a disposizione di chi vuole smettere di fumare tramite trattamento medico, hanno tra i 30 e i 70 anni. Soltanto l’8% del totale sono pazienti sotto i 30 anni.
«Lavoro qui dal 2003 e in tutta la mia carriera ho visto soltanto due persone sotto i 18 anni – spiega Cornelia De Marchi -. La sigaretta non viene vissuta come un problema di salute, ma stiamo di fatto parlando di una patologia che come tale andrebbe curata. Basta un solo pacchetto per instaurare una dipendenza e i dati parlano chiaro: chi inizia a fumare prima dei vent’anni ha meno probabilità di riuscire a smettere in futuro, perché il cervello dell’adolescente va incontro a modificazioni permanenti della struttura molecolare».
Definisce inoltre la sigaretta come «una droga d’introduzione», al cui consumo fa spesso seguito l’utilizzo di altre sostanze psicotrope. La maggior parte dei ragazzi inizia oggi entro la terza media e in tanti imparano a fumare con la controversa sigaretta elettronica, influenzati dalle pressioni ambientali che sono molto più elevate rispetto a quelle per le altre sostanze.
Nella ricerca datata 2010 “Uscire dal cerchio”, curata da Bruno Guglielminotti, Gabriele Biscaro e Gabriella Novaretti, emergeva che i fumatori abituali tra i giovani dai 15 ai 18 anni erano il 35,1% del campione, percentuale dunque più elevata rispetto a quella rilevata due anni dopo.
«Bisogna saper leggere i dati – è il commento del sociologo Guglielminotti, di fronte al primato regionale del 2013 – se più del 60% dei ragazzi ha dichiarato di aver provato almeno una volta nella vita a fumare, è pur vero che solo poco più del 20% si dichiara fumatore abituale. Questo significa che del gruppo di partenza gran parte ha provato ma non ha continuato. In molti desistono, per il fattore economico, per la paura, per le campagne di dissuasione che cominciano a funzionare. È pur vero che l’elemento di forte trasgressione che in passato accompagnava l’atto del fumare oggi va a connotare l’utilizzo di altri tipi di sostanze. Quello che viene a mancare, in questo campo come in tutti gli altri, è la moderazione: si tende ad eccedere, sia nell’alcool sia nell’uso di droghe, lecite e illecite, e il salto dall’abuso alla dipendenza è certo più breve».
La propensione all’eccesso viene accompagnata da una tendenza alla sperimentazione che Roberto Ramella, operatore di Drop in – il servizio per la prima riduzione del danno gestito dall’Asl di Biella – definisce “forte e preoccupante”: «Paiono non esistere più i “vecchi tossici da iconografia classica”, quelli che si gustavano la droga prescelta. Ormai si consuma quel che capita, come e dove capita».
Gaia Quaglio
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