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C’era una volta Lo Re di Biella

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Tutto ebbe inizio circa 13 lune fa, in una contea a Nord della Taurino antica capitale, quando un corpulento straniero, giunto dalla vicina Cossato, sconfisse l’armata rossa cittadina, conquistando il feudo e spodestando dal trono Sir Cavicchioli detto il Fantasma, mettendo fine al suo regno quinquennale. Costui nell’arco di una notte venne proclamato Re, Lo Re Claudio, il Corradino, così lo chiamarono. Fu il principio di un intenso periodo ricco di colpi di scena, intrighi di palazzo, avventure al limite della novella scadente, che i cantori ancora ne tessono le lodi. Ma tutto ebbe inizio molto prima della vittoria, con l’arrivo in pompa magna del podestà capitan Matteo, mentore e padrino dell’allegra brigata che, giunto di notte in sella al suo destriero blu, ufficializzò l’investitura del suo pupillo, ripagato dinnanzi al popolino in estasi, da un inchino che fece il giro di tutti e 21 i feudi conosciuti.
Venne poi il tempo dell’aumento di pecunia per vassalli e valvassori, arrivarono editti e proclami del vice Re che, come un novello sceriffo di Nottingham, applicò daspo e regolette.

Per mettere un freno a briganti e fuorilegge che spadroneggiavano indisturbati nella foresta di Zumaglini. Seguirono poi tempi bui, con il regno sempre sotto attacco e la difficile gestione della carrozza verde, antica via di comunicazione tra la vecchia città e la nuova, triste eredità di un regno passato.
I menestrelli ricordano ancora con ilarità le parole al vento e le minacce ai maniscalchi, che a nulla portarono, se non ad altre fermate imbarazzanti.
Passò così il solstizio ma nulla cambiò nella gestione di oneri e onori, tra vecchie strade rimesse a nuovo e dipinti raffiguranti le opere compiute, tra cordoli maligni, più temuti di draghi e streghe, piste ciclabili che inducevano al peccato e parcheggi per carrozze, oggi gratis e domani più cari.
Lo Re Claudio però non si fece mai intimorire, neanche dalle minacce, che giunsero da più parti ad opera di detrattori e villici invidiosi, come i malumori per la sua carrozza parcheggiata su passaggi i comunali dei plebei o le sue furtive uscite, in tempo di peste, per recarsi al feudo confinante, per far visita a una damigella misteriosa.
Insomma, queste sono alcune delle gesta che i posteri ricorderanno e che per sempre faranno parte della storia di questa comunità, ma non disperate o voi lettori, che non è finita qui, ci attendono ancora quattro anni, di gioie, dolori, proclami e favori che i menestrelli dovranno far gli straordinari e noi saremo sempre qui, per raccontare ancora una volta le gesta de Lo Re. Fine.

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1 Commento

1 Commento

  1. S MARCO

    16 Giugno 2020 at 16:26

    minus habens LerrCIo

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