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A CHI INTITOLARE LA NUOVA BIBLIOTECA DI BIELLA?

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Al Sindaco della Città di Biella
Marco Cavicchioli
All’Assessore alla Cultura
Teresa Barresi

 Buongiorno Sindaco,

a scriverle sono due giovani biellesi laureati in Lettere e iscritti alla biblioteca. Siamo felici che il nome di Biella abbia portato l’attenzione nazionale su un’importante poetessa come Alda Merini e crediamo che se anche una sola persona abbia provato a leggere e a riflettere su una sola delle sue poesie allora le polemiche dei giorni scorsi non saranno state vane. Tuttavia pensiamo che sarebbe un’occasione persa, per la città che ha dato i natali al più grande critico letterario del Novecento italiano, non intitolare a Giacomo Debenedetti la nuova biblioteca di piazza Curiel.

Giacomo Debenedetti è nato a pochi passi da piazza Curiel, in via San Filippo numero 13, nel centro storico di Biella. E qui ha vissuto fino ai suoi 13 anni. Della nostra città ci ha lasciato alcuni ricordi su un diario personale, fra i quali troviamo le parole:
«Il Campanile di S. Filippo con la sua cupoletta a base quadrangolare e a convessità un poco ovoide (non so se sia così; così lo ricordo) sonava tutte le ore, e nelle vigilie delle domeniche e delle feste con uno scampanio molto gaio, che pareva concertare su un registro più squillante e argentino (come mi è parso di capire più tardi) il dindonare delle greggi negli alti pascoli. Effettivamente, il motivo musicale pare sia un antico canto di festa del Santuario di Oropa; uno di quelli con cui Oropa divide le giornate e le stagioni – i cicli e le vicende naturali – come pagine di un “libro d’ore”. Le parole stesse di quella canzone sono un lieto richiamo, quasi gioioso controcanto di una segreta e non detta nostalgia, a una patria, a un paese natio tra i monti».

A definirlo «il maggiore critico italiano di questo secolo» fu Franco Cordelli nel 1997, mentre l’altro grande critico del nostro Novecento, Gianfranco Contini, scrisse che nessuno come lui aveva impiegato nell’esercizio della critica le qualità di un autentico scrittore. Tanto che Alfonso Berardinelli, nell’introduzione al Meridiano Mondadori, ha aggiunto che «Debenedetti va accostato ai maggiori scrittori del nostro Novecento», non già ai critici.

Il suo modo di affrontare la letteratura come uno specchio attraverso il quale conoscere l’uomo fu una rottura nella nostra tradizione che lo portò per buona parte della sua vita ad operare al di fuori del mondo accademico. Fu uno straordinario saggista, ma i suoi lavori più importanti sono gli appunti delle sue lezioni, quasi a ricordarci che l’importanza della letteratura non è nell’inchiostro ma nei discorsi che genera. E ci ricorderebbe anche che una biblioteca non è una sede di carta rilegata ma di parole vive che devono essere messe in circolo, moneta corrente della nostra cultura.

Infine, Sindaco, lei ha suggerito la possibilità di un’intitolazione simbolica per un edificio costruito per essere la sede della Gioventù Italiana del Littorio. Ebbene Giacomo Debenedetti ha origini ebree ed è rimasto attivo durante il Fascismo scrivendo alcuni contributi in via anonima a causa delle leggi razziali. Una sua cronaca narrativa, 16 ottobre 1943, sull’arresto da parte delle SS di oltre mille ebrei a Roma in una sola mattinata e sulla loro deportazione nei campi di morte, fu tradotta in francese per volontà di Jean Paul Sartre su “Temps Modernes” nel 1947.

In conclusione, Sindaco, ci permetterà di rivolgerci all’intera città: finora abbiamo dimenticato che uno dei più grandi intellettuali del Novecento è nato nel cuore di Biella e gli abbiamo intitolato, a quanto ci risulta, solo un fazzoletto di prato in via Carso. Per questo ci permettiamo di suggerire il suo nome per l’intitolazione della nuova biblioteca: che diventi l’occasione per rendere a Giacomo Debenedetti l’omaggio e la considerazione che merita, a maggior ragione se consideriamo che il 20 gennaio 2017 cadrà il cinquantenario dalla morte.

In fede,

Matteo Lusiani
Ismaele Ruzza

 

 

Al Sindaco della Città di Biella
Marco Cavicchioli
All’Assessore alla Cultura
Teresa Barresi

 Buongiorno Sindaco,

a scriverle sono due giovani biellesi laureati in Lettere e iscritti alla biblioteca. Siamo felici che il nome di Biella abbia portato l’attenzione nazionale su un’importante poetessa come Alda Merini e crediamo che se anche una sola persona abbia provato a leggere e a riflettere su una sola delle sue poesie allora le polemiche dei giorni scorsi non saranno state vane. Tuttavia pensiamo che sarebbe un’occasione persa, per la città che ha dato i natali al più grande critico letterario del Novecento italiano, non intitolare a Giacomo Debenedetti la nuova biblioteca di piazza Curiel.

Giacomo Debenedetti è nato a pochi passi da piazza Curiel, in via San Filippo numero 13, nel centro storico di Biella. E qui ha vissuto fino ai suoi 13 anni. Della nostra città ci ha lasciato alcuni ricordi su un diario personale, fra i quali troviamo le parole:
«Il Campanile di S. Filippo con la sua cupoletta a base quadrangolare e a convessità un poco ovoide (non so se sia così; così lo ricordo) sonava tutte le ore, e nelle vigilie delle domeniche e delle feste con uno scampanio molto gaio, che pareva concertare su un registro più squillante e argentino (come mi è parso di capire più tardi) il dindonare delle greggi negli alti pascoli. Effettivamente, il motivo musicale pare sia un antico canto di festa del Santuario di Oropa; uno di quelli con cui Oropa divide le giornate e le stagioni – i cicli e le vicende naturali – come pagine di un “libro d’ore”. Le parole stesse di quella canzone sono un lieto richiamo, quasi gioioso controcanto di una segreta e non detta nostalgia, a una patria, a un paese natio tra i monti».

A definirlo «il maggiore critico italiano di questo secolo» fu Franco Cordelli nel 1997, mentre l’altro grande critico del nostro Novecento, Gianfranco Contini, scrisse che nessuno come lui aveva impiegato nell’esercizio della critica le qualità di un autentico scrittore. Tanto che Alfonso Berardinelli, nell’introduzione al Meridiano Mondadori, ha aggiunto che «Debenedetti va accostato ai maggiori scrittori del nostro Novecento», non già ai critici.

Il suo modo di affrontare la letteratura come uno specchio attraverso il quale conoscere l’uomo fu una rottura nella nostra tradizione che lo portò per buona parte della sua vita ad operare al di fuori del mondo accademico. Fu uno straordinario saggista, ma i suoi lavori più importanti sono gli appunti delle sue lezioni, quasi a ricordarci che l’importanza della letteratura non è nell’inchiostro ma nei discorsi che genera. E ci ricorderebbe anche che una biblioteca non è una sede di carta rilegata ma di parole vive che devono essere messe in circolo, moneta corrente della nostra cultura.

Infine, Sindaco, lei ha suggerito la possibilità di un’intitolazione simbolica per un edificio costruito per essere la sede della Gioventù Italiana del Littorio. Ebbene Giacomo Debenedetti ha origini ebree ed è rimasto attivo durante il Fascismo scrivendo alcuni contributi in via anonima a causa delle leggi razziali. Una sua cronaca narrativa, 16 ottobre 1943, sull’arresto da parte delle SS di oltre mille ebrei a Roma in una sola mattinata e sulla loro deportazione nei campi di morte, fu tradotta in francese per volontà di Jean Paul Sartre su “Temps Modernes” nel 1947.

In conclusione, Sindaco, ci permetterà di rivolgerci all’intera città: finora abbiamo dimenticato che uno dei più grandi intellettuali del Novecento è nato nel cuore di Biella e gli abbiamo intitolato, a quanto ci risulta, solo un fazzoletto di prato in via Carso. Per questo ci permettiamo di suggerire il suo nome per l’intitolazione della nuova biblioteca: che diventi l’occasione per rendere a Giacomo Debenedetti l’omaggio e la considerazione che merita, a maggior ragione se consideriamo che il 20 gennaio 2017 cadrà il cinquantenario dalla morte.

In fede,

Matteo Lusiani
Ismaele Ruzza

 

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