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Quella realtà che supera la fantasia

BIELLA – A rompere il silenzio di provincia di un mattino qualsiasi è bastato un elicottero. Peccato avere i bar chiusi al chiacchiericcio, all’analisi infondata, alla supposizione certa, al pettegolezzo sfumato, alla compiacenza dissimulata, al dissenso formale. Quell’elicottero ha sdoganato un buon argomento di conversazione che ha rotto la monotonia del borsino vaccinale.
Comunque, a fronte di bar chiusi, ci sono pur sempre i social aperti. Ho la perversa e curiosa abitudine di sbirciare tra i commenti dei canali di questo giornale, con la sensazione di guardarci dal buco della serratura. Guardarci sta per “guardare noi”, per capire un po’ l’aria che tira e annusarla quel tanto che basta per approssimarci a un’idea di come siamo, giusta o sbagliata che sia, che possa fornire qualche spunto di riflessione.
Dopo un anno di pandemia ho preso a noia le serie tv americane, là dove elicotteri e improbabili inseguimenti d’auto in pieno centro sono invasivi almeno quanto le pause pubblicitarie della tv generalista. Un elicottero di prima mattina è quindi sufficiente, almeno per chiedersi chi possa rompere le scatole alla monotonia quotidiana ricamata dal lockdown. Quello che poi, col passare delle ore e dei giorni, salta fuori è l’arresto di un bancario. Probabilmente il massimo della trasgressione e del brivido che ci possiamo permettere.
Non voglio certo insegnare io alle forze dell’ordine come condurre un’operazione, ma può essere che l’elicottero dovesse finire il rodaggio o qualcosa del genere. Perché usarlo per arrestare, a casa sua, un bancario rintracciato da quando s’è preso un caffè in un bar del centro, sembra fuori misura. Forse l’avevano cercato ovunque e non avevano pensato di suonargli il campanello di casa. Ma queste sono soltanto ilari supposizioni, chissà com’è andata davvero. È che la tendenza a spettacolarizzare certe azioni, ribadite poi da conferenze stampa e video-accessori, sembra diffusa. Non so bene se per ansia da prestazione o ricerca di una qualche visibilità: in questo mondo dell’immagine e dell’immaginario tutto è ormai possibile.
Non era questo il punto al quale volevo arrivare, ma anche questo quadretto ben descrive la nostra deriva provincialotta. Un bancario, già denunciato e licenziato dalla banca della quale era dipendente, ha distratto, dai conti di clienti probabilmente distratti, una decina di milioni di euro. Li ha spalmati sui conti della morosa e di qualche parente stretto, ne ha tenuto tre milioni sul suo che non si sa mai, e ha comprato l’impossibile soddisfando il suo personale feticismo: dalla Lamborghini ai Rolex via busto del duce, per rendere difficoltoso il recupero del maltolto. Poi si è chiuso in casa tra un Guttuso e un Delleani, perché siamo pur sempre in lockdown e c’è il coprifuoco. C’è da capirlo se non ha resistito a prendersi un caffè in un bar del centro. Già questo basterebbe a riscrivere la sceneggiatura d’una serie tv, ma tragicomica però. Come certi film di Monicelli: una sorta di Brancaleone in bagna càoda. Altro che crime, genere così di moda che ormai ci guardiamo tutti con sospetto.
Per tornare al punto, quello che mi ero davvero prefisso, devo dire che, nel mio curiosare di cui dicevo, dai commenti online ne esce una discreta e diffusa tolleranza per un crimine di questo tipo. Anche una sorta di sottaciuta e malcelata invidia. Addirittura coi rimproveri all’autore del furto, ma non per il furto, bensì per come non ha saputo gestirne i frutti! Qualcuno ha tirato in ballo persino Robin Hood, dimenticandosi però che lui rubava ai ricchi per dare ai poveri, almeno. Questo invece rubava ai ricchi per tenere per sé. È che il furto in giacca e cravatta ci vede sempre in qualche modo compiacenti; riserviamo il nostro accanimento all’immigrato che ci chiede due soldi all’ingresso del supermercato: moralismi e immoralismi.
Forse vorremmo un po’ tutti essere un ladro in giacca e cravatta. Quando in realtà il furto più grave commesso dal bancario furbetto è, paradossalmente, quello della fiducia, rubata ai suoi clienti e al suo datore di lavoro. Non è l’unico, non è stato il primo, non sarà l’ultimo. Non ci può essere indulgenza verso i ladri di fiducia: siano essi bancari, fondazioni per la lotta contro qualcosa o politici. A proposito della nostra realtà che supera la fantasia: a Cossato è stato catturato, senza uso dell’elicottero, un pericoloso settantasettenne che fuggiva su un monopattino elettrico dopo aver rigato qualche auto. Ecco. C’è poco da ridere se a lui, invece, il popolo del web locale vorrebbe che gli sparassero alle gambe o lo impalassero in piazza.
Lele Ghisio
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