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Entro fine anno anche a Biella il test Hpv

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Il Piemonte è la prima Regione in Italia ad aver introdotto lo screening del tumore del collo dell’utero con il test HPV, nell’ambito del programma “Prevenzione Serena”. Quattro dipartimenti piemontesi di screening dei tumori (Torino, Moncalieri, Ivrea ed Orbassano-Val di Susa) hanno avviato l’utilizzo del nuovo test, mentre Novara, Vercelli-Biella, Asti ed Alessandria inizieranno entro fine anno 2014.

Il Piemonte è la prima Regione in Italia ad aver introdotto lo screening del tumore del collo dell’utero con il test HPV, nell’ambito del programma “Prevenzione Serena”.

Quattro dipartimenti piemontesi di screening dei tumori (Torino, Moncalieri, Ivrea ed Orbassano-Val di Susa) hanno avviato l’utilizzo del nuovo test, mentre Novara, Vercelli-Biella, Asti ed Alessandria inizieranno entro fine anno 2014.

Lo studio sull’efficacia del test HPV è stato condotto dal CPO Piemonte ed è stato certificato dalla Food and Drug Administration degli USA. Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che il test per la ricerca del papilloma virus umano (HPV), effettuato ogni cinque anni sulle donne in età compresa tra i 30 e i 64 anni, risulta più efficace dello screening basato sulla citologia (Pap test) effettuato ogni tre anni. Il test per la ricerca del papilloma virus umano è, infatti, in grado di individuare più lesioni e più precocemente: cambiano, dunque, le cadenze dei test, ogni cinque anni invece che ogni tre, ma aumenta la capacità diagnostica.

L’introduzione del nuovo test è giustificata, inoltre, dal fatto che il tumore del collo dell’utero è ormai riconosciuto totalmente attribuibile all’infezione da papilloma virus.

Roberto Jura, Direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell’ASL BI, spiega: «Questo non vuol assolutamente dire che le donne che nel corso della vita vengono a contatto con il papilloma virus svilupperanno un tumore del collo dell’utero; nella quasi totalità dei casi, tale infezione regredisce spontaneamente, senza trattamenti. Il tumore del collo dell’utero è stato infatti definito “la conseguenza rara di un’infezione comune”».

Come accennato, questa nuova procedura sarà introdotta sul territorio biellese dalla fine del 2014. Pertanto, dall’inizio del 2015 le donne in età compresa tra i 30 e i 64 anni non verranno più invitate ad eseguire un citologico (Pap test) ogni tre anni, ma saranno sottoposte, con la stessa metodica di prelievo, alla ricerca del DNA del Papilloma virus umano (HPV) ogni cinque anni.

«Nel caso di HPV test positivo, (presenza dell’HPV) -prosegue Jura- verrà effettuato un citologico (Pap test) complementare sulle cellule presenti sul prelievo già effettuato, ovvero senza bisogno di sottoporre la donna ad un ulteriore prelievo. La comunicazione dell’esito avverrà per lettera. Se dopo HPV positivo il citologico (Pap test) risulterà normale, la donna sarà inviata a ripetere il test HPV a un anno di distanza per capire se sia ancora presente l’infezione che, com’è noto, regredisce spontaneamente in oltre il 50% dei casi dopo un anno e in oltre l’80% dei casi in due anni. Se dopo un HPV positivo anche il citologico (Pap test) avrà evidenziato anomalie, la donna sarà invitata dal programma ad eseguirà una Colposcopia nei centri di secondo livello dello sceening, che, per quanto riguarda il Biellese, fa attualmente capo all’ambulatorio di “diagnosi preventiva delle lesioni del tratto genitale” dell’Ospedale degli Infermi, presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia».

Questo ambulatorio è diretto da alcuni anni da Monica Torello Viera, Dirigente medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ASL BI.

Il pap test non perde, comunque, la sua validità: per tutte le donne in età compresa tra i 25 e i 29 anni, lo screening rimarrà invariato e saranno invitate ad eseguire un Pap test ogni tre anni, come già accade, fino alla dimostrazione della migliore accuratezza e specificità del nuovo test anche in questa fascia di età. Del resto, nelle donne più giovani in età da screening (25-29 anni), il test HPV rileva molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, con un elevato rischio di esami e trattamenti inutili. Pertanto le donne con meno di 30 anni continueranno a fare il Pap test ogni 3 anni. Lo screening dei tumori del collo dell’utero non è indicato prima dei 25 anni di età.

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