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Il bambino che volava coi tappi di bottiglia

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C’era un bambino che volava guardando i tappi di bottiglia. Diversamente dagli adulti e da suoi tanti compagni lui non guardava mai la bottiglia, se era mezza piena o mezza vuota. Lui toccava i tappi e lo perdevi di vista, lo sentivi lontano anche se sedeva sulle tue gambe. Rimanevi seduto come un qualcuno che ha perso l’aereo mentre aspettavi l’annuncio in un gesto di un suo ritorno. Poveri noi che credevamo d’essere sani, concentrati sul mondo e sulle sue ipocrisie. Quante ore d’attesa di quel viaggiatore capace d’esserci e sparire con la velocità d’un gatto, capace di toccarti la mano e farti sentire il sangue fluire verso qualcosa di indescrivibile e indimostrabile se non nei riflessi dei suoi occhi.

E già, ricordo quegli occhi che rispecchiavano per caso la realtà ma che in realtà erano lontani e non incapaci di portarti via ma desiderosi di non farsi opacizzare dal mondo.

Un giorno un bambino mi chiese perché definissero autistico quel suo compagno. Meravigliosa innocenza dell’infanzia che collegava alla guida dell’auto quella parola. “ Ma lui è piccolo non può guidare signor maestro”.

Quanto è vero che nelle parole dei bambini, come nei silenzi degli animali, è racchiusa la verità nascosta al realismo dei grandi.

“ E’ vero…lui non può guidare”  risposi al bambino “ e questo lo rende capace di immaginare viaggi in luoghi dove non serve arrivare usando la scienza”.

“ Lui è un viaggiatore particolare, più visibile al vento che non controluce. Lui è un compagno silenzioso che tra un ritorno ed una nuova partenza ti tocca, magari con forza per farti sentire tutto il suo esserci su questa spiaggia dove come un gabbiano atterra e vede noi, sdraiati ai bordi del mare che gli ha bagnato le ali durante un gioco con tappi e scirocco.”

Il bambino rimase stupito e si voltò a guardare quel suo compagno che sedeva sul prato sotto la luce del sole, con le mani impastate tra tappi di bottiglia  e fili d’erba bagnata.

“ Ma ora maestro non sta viaggiando…sta giocando coi tappi e non vuole che nessuno li tocchi”. Mi misi a ridere e le accarezzai la testa. “ ricordati sempre” gli dissi “nella vita troverai un modo per arrivare in un mondo dove non c’è cattiveria”…” non ti basterà un aereo, un treno…nemmeno un’astronave. Ma solo la fantasia”. “ nemmeno con l’auto del mio papà sign. Maestro?”… “ Sarà molto più facile con un tappo…e se non ti capiranno ricordati che solo il vento attraversa i pensieri.”
Finì cosi quel dolce discorso, il bambino corse dal suo compagno, si sedette accanto a lui in silenzio, prese in mano un tappo e cominciò a sorridere…si guardarono negli occhi i due viaggiatori e senza parlare si misero in viaggio tenendosi per mano.

Alberto Scicolone

La rubrica di Alberto Scicolone viene pubblicata sulla Nuova Provincia di Biella in edicola il mercoledì

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