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Tra le righe

Roberto Munarin, instancabile “apritore di vie”

Roberto Munarin, alpinista, instancabile camminatore, “apritore di vie” come ama definirsi

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Più passa il tempo, più le esperienze della vita si stratificano, più quel poco di maturità acquisita mi permette di leggere con una certa consapevolezza le vicende che attraverso, più mi accorgo di come la bellezza non sia mai una condizione facile, calma, comodamente accessibile. La bellezza non la si incontra mai per caso, non è un’esperienza consolante, tiepida, in qualche modo rassicurante: la bellezza è l’incontro impetuoso e conquistato con qualcosa che ci sta particolarmente a cuore, qualcosa che batte dentro di noi con un ritmo indomabile e che chiede a gran voce di essere espresso.

E tante volte tutta quella domanda di bellezza cui spesso fatichiamo a dare risposta, si mostra a noi mettendoci in crisi, in difficoltà, assumendo persino le sembianze della paura, dell’instabilità, della vertigine paralizzante.

Sono i momenti di crisi, quelli in cui affiorano le insicurezze ed i timori. Sono i momenti in cui siamo chiamati a decidere sulla nostra vita: se arrenderci e scegliere un passo comune, parole note, luoghi consueti, oppure se dare ascolto a quel brivido interiore che ci fa girare la testa e accettare la sfida di camminare lungo la cresta che domina il baratro che si apre sotto i nostri piedi.

Roberto Munarin, alpinista, instancabile camminatore, “apritore di vie” come ama definirsi in un’immagine che riassume il senso del suo modo di andare al mondo, è uno di quelli che hanno dato ascolto al manifestarsi della propria esitazione interiore e ci hanno costruito -un po’ per sfida, un po’ per avere conosciuto attraverso di essa un tratto importante di sé- il proprio itinerario di vita.

Quando ho chiesto a Roberto, nel corso di una lunga ed emozionante chiacchierata, quale fosse stata la “molla” che lo ha spinto a mettersi in cammino, a percorrere vie, sentieri, ad arrampicare, ad aprire passaggi nelle montagne, mi ha risposto semplicemente: «La vertigine». E non l’immagine metaforica della sensazione di eccitante precarietà che prende quando si rinuncia alla facile stabilità rasoterra, ma proprio il senso paralizzante di paura, la percezione di instabilità, di perdita di controllo del proprio corpo. Davvero la vertigine. Da quella sensazione straniante di essere fatalmente inghiottiti dalla forza di gravità, Roberto ha distillato un percorso di ascesa verso le vette che lo ha portato a sentirsi pienamente in equilibrio proprio quando sotto di sé si aprono dirupi, declivi aspri, pareti rocciose e distese quasi verticali di neve. Un mondo -appunto- verticale.

Nel corso degli anni Roberto Munarin ha costruito un rapporto intensissimo con la montagna biellese, un rapporto di continua conoscenza, ma anche di apertura, di messa a disposizione delle propria esperienza, di tutela e di manutenzione continua dei sentieri, di valorizzazione di un mondo che è tratto fondante della sua passione.

Istruttore, chiodatore di vie montane, amante delle ascensioni in solitaria, ideatore del progetto “Oropa verticale”, un’iniziativa di valorizzazione delle vie di arrampicata della conca di Oropa, “ambasciatore” delle Alpi Biellesi in serate dedicate; ma anche attento viaggiatore della montagna, uomo curioso ed attento alla cultura della vita in altitudine, esploratore degli alpeggi in quota, che percorre e documenta raccontando le ultime preziose testimonianze di chi ha scelto di vivere la montagna, anzi, di vivere e lavorare in montagna.

«Oltre il fatto atletico», mi ripete mentre racconta il senso del suo cammino di alpinista; e lo si percepisce chiaramente, nel fiume di parole da cui traspare questa passione limpida e inesausta, che per lui la dimensione alpinistica è qualcosa che trascende l’aspetto sportivo, che supera addirittura la ricerca del piacere dell’impresa, per diventare davvero un modo di vivere. Forse davvero quel senso di vertigine era la manifestazione di qualcosa di importante, uno stimolo a cercare luoghi, vie, e forse -più di tutto- una prospettiva di visione delle cose declinata in verticale.

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