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Quelle situazioni della vita che ti insegnano a non mollare mai

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Come sempre, l’ispirazione arriva o con una buona notizia oppure con una brutta, quella della morte della piccola Elisa a soli 18 anni. Ho convissuto per 40 anni con una malattia cronica, che non sapevo di avere, e che oggi posso dire di aver definitivamente sconfitto.

Come sempre, l’ispirazione arriva o con una buona notizia oppure con una brutta, quella della morte della piccola Elisa a soli 18 anni.

Ho convissuto per 40 anni con una malattia cronica, che non sapevo di avere, e che oggi posso dire di aver definitivamente sconfitto. Certamente la guarigione non cancella anni di sofferenza.  Qualcosa è cambiato in me, nel modo di pensare, di vivere e di affrontare la vita. Un ammalato di epatite C deve lottare con un nemico invisibile, con ansie e paure che spesso ci costringono a cambiare i piani della nostra vita. Ho fatto la prima mia terapia nell’anno 2000 ma purtroppo è andata male, il virus che stava uccidendo il mio fegato era li, più forte che mai.

Durante la prima terapia ho molto sofferto per gli effetti collaterali. Aver fallito per me è stata una vittoria perché ho ritenuto essere comunque un privilegio l’aver provato. Nel 2012 sono stato a Pavia ed il mio epatologo mi ha consigliato di intervenire subito, perché la situazione si era aggravata notevolmente. Ormai il trapianto era alle porte oppure, nella peggiore delle ipotesi, potevo vivere tranquillamente altri 2/3 anni e poi…

Dopo una lunga trafila, e grazie ad alcuni amici che mi hanno aiutato e stimolato a non mollare, sono stato ammesso ad una nuova terapia sperimentale. Ho iniziato nel maggio del 2013: sono stato molto male ma moralmente ero molto forte grazie alla famiglia ed ai miei collaboratori di Eurotrend che non mi hanno mai lasciato solo, eravamo diventati una grande famiglia. Dopo i primi sei mesi la malattia si era negativizzata e ad aprile 2014 ho preso l’ultima dose, dopo tre mesi ero negativo, e dopo sei lo sono ancora … quindi sono guarito definitivamente. Addirittura l’ecografia ha rivelato che il mio fegato sta migliorando: tutti i miei colleghi e famigliari hanno brindato e fatto festa. Ma voglio dirvi la verità, ancora non mi rendo conto, ora potrei anche bere un bicchiere di vino, ma lo farò solo quando diventerò nonno, sono ancora incredulo e smarrito… ho vissuto molti anni con questa malattia, facevo diete, non bevevo, mi riguardavo sempre nell’alimentazione e adesso tutto è tutto finito…

Mi sembra ormai tutto lontano, eppure lo scorso anno non sapevo come poteva finire. C’è un segno che sto cambiando, forse il male mi ha occupato per anni la testa, ma ora sto dando spazio ad altre cose. Alla Pallacanestro e ai suoi ragazzi che, con i loro sorrisi, mi fanno vivere colorato… Al mio lavoro: che bello, ad ogni vincita d’appalto, vedere i miei collaboratori  sorridenti ed agguerriti più che mai… Alla mia famiglia e ai miei figli che mi sono stati vicini, agli infermieri e al primario delle Malattie Infettive, dott. Massimo Andreoni, che ogni tanto mi sgridava perché per natura sono un po’ ribelle, all’Ospedale di Biella per l’alta professionalità di tutti coloro che si sono occupati di me e per i quali la missione prioritaria è guarire le persone e non prendere lo stipendio. Al dott. Eugenio Zamperone che un giorno sì e uno no mi chiamava per dirmi di non mollare mai. Questa è una storia a lieto fine ed oggi il mio pensiero va a tutte quelle persone che soffrono in una corsia di ospedale augurando loro un finale felice come il mio.

Francesco Montoro

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