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Da Biella alla De Filippi, Nick speriamo non s’intrippi

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Alla Madonnina Nera d’Oropa sarà scivolato di mano il pomo dorato e pure il Bambin Gesù quando, su Canale 5, la De Filippi nazionale ha dato il benvenuto, nella sua scuola musico-danzante, a un nostro giovanissimo compaesano.

Alla Madonnina Nera d’Oropa sarà scivolato di mano il pomo dorato e pure il Bambin Gesù quando, su Canale 5, la De Filippi nazionale ha dato il benvenuto, nella sua scuola musico-danzante, a un nostro giovanissimo compaesano.

Sì, in tv un ragazzo di Biella. Biella chi?? E che bella ricompensa la popolarità quando la si merita eccome, peccato solo la scelta della formula talent show per emergere, che ha decisamente rotto le palle.

Nulla di personale chiaramente, fino all’altro ieri mi facevo registrare da papà ogni puntata di Amici su VHS (vù-acca-che?!), monopolizzando tutti i televisori della casa e commentando telefonicamente con le amiche l’intera puntata per la gioia di Telecom Italia. Lui ha un delizioso faccino vendibilissimo, il look giusto da gigantografia in camera e un timbro vocale che, a quanto sembra, ha incuriosito e incuriosisce, dal momento che esperti del settore l’hanno selezionato tra migliaia di aspiranti voci. Ciò che, da (ahimè) non più “teen”, mi turba alquanto è che ci sia ancora chi, in assoluta buona fede, riponga la propria più grande aspirazione in un mondo così fuorviante e manipolato. Un mondo nel quale si va al macello psicologico, non tanto a causa dei televoti o del popolo “sovrano”, bensì accettando di snaturare il proprio essere o, peggio, la propria arte, per incassare stupidi consensi tradotti dalla new generation in likes. Ed essere fichi veri, a discapito della spontaneità di microfono e cuore, almeno dalla primavera all’estate. Vincente scelta strategica o innocente decisione malsana, quella del giovane cantante biellese?

Insomma, nonostante un mio grande interesse a riguardo in una preadolescenza molto pre, questi tritacarne (e fantasia) mediatici ad oggi li odio, proprio perché credo fermamente spengano qualunque tipo di slancio creativo autonomo, omologando centinaia di smaglianti speranze (e ciuffi) in un unico, grande, enorme, vacuo, esanime burattino senza fili. Con un vittorioso sorriso bianchissimo a cinquemila denti, ma pur sempre figlio di legno, velleità e visioni altrui. Magari Nicholas sarà l’eccezione, lo spero per lui. Forse questo è il miglior augurio che Biella possa fargli. Tanta fortuna.

 

Silvia Serralunga

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