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In ricordo di Andrej Mironov
Il 4 dicembre scorso, il gruppo biellese di Amnesty International ospitò il giornalista e attivista per i diritti umani russo Andrej Mironov. Chi partecipò alla sua conferenza ebbe l’occasione di conoscere un uomo di rara statura morale. Sessantenne, era stato un dissidente nell’Unione Sovietica degli anni Ottanta e come tale condannato a quattro anni di gulag; negli anni Novanta aveva lavorato come ricercatore specializzato in diritti umani e il suo lavoro l’aveva portato ad occuparsi della guerra in Cecenia, dove si era adoperato per una soluzione pacifica del conflitto in corso.
Sabato scorso in Ucraina è stato ucciso il fotoreporter italiano Andy Rocchelli. Insieme a lui ha perso la vita Andrej Mironov, dissidente sovietico e e punto di riferimento nella lotta per la difesa dei diritti umani. Mironov a dicembre era stato ospite del gruppo biellese di Amnesty International, che oggi ci tiene a ricordarlo.
In ricordo di Andrej Mironov
Il 4 dicembre scorso, il gruppo biellese di Amnesty International ospitò il giornalista e attivista per i diritti umani russo Andrej Mironov. Chi partecipò alla sua conferenza ebbe l’occasione di conoscere un uomo di rara statura morale. Sessantenne, era stato un dissidente nell’Unione Sovietica degli anni Ottanta e come tale condannato a quattro anni di gulag; negli anni Novanta aveva lavorato come ricercatore specializzato in diritti umani e il suo lavoro l’aveva portato ad occuparsi della guerra in Cecenia, dove si era adoperato per una soluzione pacifica del conflitto in corso. Sgradito per questo motivo agli ambienti governativi, nel 2003, a Mosca, venne aggredito e gravemente ferito; ristabilitosi, aveva ripreso il suo lavoro con Memorial, la più importante organizzazione russa per i diritti umani. Era diventato un punto di riferimento per tutti coloro che in Europa si impegnano per la difesa dei diritti umani. Non era un personaggio celebre come Nelson Mandela o come Vaclav Havel, ma chi lo conosceva trovava in lui la stessa determinazione e ne traeva la stessa ispirazione.
Sabato scorso Andrej Mironov si trovava in Ucraina e lì è rimasto ucciso insieme al fotoreporter italiano Andy Rocchelli, mentre documentavano con altri giornalisti gli scontri fra esercito ucraino e separatisti filorussi.
Chi, come noi, l’aveva conosciuto è rimasto sgomento. Abbiamo ripensato a quella serata di dicembre, in cui ci aveva entusiasmati: con competenza e lucidità, prima e dopo la conferenza ci aveva raccontato gli ultimi decenni della storia russa e, durante il suo intervento pubblico, aveva preferito non parlare di sé, ma dei giovani russi che stanno trovando il coraggio di manifestare per i propri diritti. Era ottimista, nonostante gli anni trascorsi in un campo di concentramento e le percosse subite, nonostante altri abbiano subito e subiscano lo stesso trattamento. Era ottimista perché, diceva, “abbiamo vinto noi: nonostante tutti i loro sforzi, non sono riusciti a farci cambiare idea, siamo ancora qui a lottare per i diritti umani”. Questa è la convinzione che ci trasmise quella sera e che resta nostra, anche ora che Andrej Mironov non è più con noi.
Gabriella Giachino
per il gruppo biellese di Amnesty International
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