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In città è tornata la restaurazione
L’abbattimento di Luigi Squillario per il tramite di quello che lo stesso Re Luigi aveva designato come suo successore, il notaio ex e post democristiano Tavolaccini, rappresenta l’ultimo caposaldo nella strategia di conquista dei centri di potere economico biellesi da parte dell’UIB,
Dei retroscena, dei tradimenti e delle vendette, delle inedite alleanze e della sconfitta della politica che hanno portato al prevalere dell'”industriale” Franco Ferraris sul “politico” Paolo Tavolaccini nell’assalto alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, ha scritto su questo giornale, con intrigante e spietata lucidità, Roberto Pietrobon. Non ci tornerò, e non perchè ritenga l’argomento esaurito, tutt’altro, ma per il fatto che considero interessante, a questo punto, integrare la narrazione dei “fatti” della Fondazione, con una sintetica analisi di contesto con qualche cenno storico.
L’abbattimento di Luigi Squillario per il tramite di quello che lo stesso Re Luigi aveva designato come suo successore, il notaio ex e post democristiano Tavolaccini, rappresenta l’ultimo caposaldo nella strategia di conquista dei centri di potere economico biellesi da parte dell’UIB, l’organizzazione che raggruppa la parte più significativa di ciò che è rimasto dell’imprenditoria locale. E in ciò si completa un processo di ricomposizione che prefigura non nuovi scenari, ma la ricomparsa di un sistema antico che risale al secondo dopoguerra. Dal 1946 al 1948 (in Costituente) e dal 1948 al 1963 (in Parlamento) Giuseppe Pella, uomo della destra DC e di Confindustria, ha rappresentato il Biellese in posizioni governative apicali: Presidente del Consiglio e, in vari governi, a capo di Ministeri prevalentemente economici. In quegli anni il palazzone littorio di via Torino divenne “il” centro di potere unico e per definizione: da lì provenivano i sindaci di Biella (gli industriali Blotto Baldo e Casalvolone), i presidenti dell’allora Provincia di Vercelli e i principali assessori comunali (i fratelli Petrini). Lì si rivolgevano i partiti (tutti, proprio tutti) per richiedere contributi elettorali che ricevevano in misura proporzionale alla loro “vicinanza” ai problemi dell’imprenditoria biellese. Da lì partivano i progetti strutturali, piccoli e grandi ( da Citta Studi in giù), che l’UIB quasi sempre finanziava in proprio disponendo di grandi risorse.
La situazione cominciò a cambiare a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, coincidendo con la nomina di Luigi Squillario a sindaco di Biella. Un uomo di formazione aclista legato alla sinistra DC e al sindacato cattolico che interrompeva l’ultra trentennale sequenza di sindaci della destra DC o tecnici di lusso come Franco Borri Brunetto. La crisi dell’industria, via via accentuatasi, e la crescita delle risorse disponibili alla politica, spostarono progressivamente l’asse del potere territoriale da via Torino ad un policentrismo che vedeva il protagonismo di altri soggetti: i comuni, la provincia, la regione. E’ stato un lungo periodo di oscuramento per l’UIB, indebolita dalla perdita di associati e di risorse, costretta a vendere i gioielli di famiglia e a rinunciare alla propria autonomia confluendo nell’Unione degli Industriali di Novara. Nel frattempo però, il 1° gennaio 2010, era arrivato a dirigere l’UIB Pier Francesco Corcione, un vispo cinquantenne con formazione giuridico-militare che, poichè di soldi in casa non ce n’erano, avviò subito una strategia per annettersi e gestire le risorse esterne. Che l’obiettivo finale fosse l’ultimo scrigno biellese, cioè la Fondazione CRB, si capì qualche tempo dopo quando, pubblicamente e clamorosamente, accusò Squillario di essere uno “sparmigianatore” di contributi, incapace o indisponibile a concentrare risorse su progetti importanti che, casualmente, erano targati via Torino. In attesa del redde rationem con Luigi, Pier Francesco ha conquistato la Camera di Commercio (altro scrigno invero languente) escludendo dalla gestione l’Ascom presieduta dal detestato demosquillariano Mario Novaretti, ha piazzato uomini suoi in consigli d’amministrazione di banche e affini, preparando il piccolo capolavoro di alleanze e tradimenti che l’avrebbe portato, una settimana fa, a far deragliare con Franco Ferraris lo squillarismo che per oltre un trentennio ha segnato la città e il territorio. In tutto questo ha avuto un ruolo la Curia ? Certo, la Curia in casi come questo è con i vincitori, magari dopo averli aiutati a vincere. E’ un bene o un male quello che è accaduto ? Vedremo.
Una cosa è certa: si chiama restaurazione.
(giulianoramella@tiscali.it)
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