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I referendum possibili e l’impossibile coerenza
A luglio sono state depositate in Cassazione otto proposte referendarie per abrogare alcune delle leggi fatte dal governo Renzi. Dalla “buona scuola” alle trivellazioni nel Mediterraneo, dalle legge elettorale al Jobs Act.
A luglio sono state depositate in Cassazione otto proposte referendarie per abrogare alcune delle leggi fatte dal governo Renzi. Dalla “buona scuola” alle trivellazioni nel Mediterraneo, dalle legge elettorale al Jobs Act. Temi serissimi ai quali, volendo, se ne sarebbero potuti aggiungere anche altri. I referendum in questo paese hanno avuto alterne fortune ma sono stati, in molti casi, la ri-appropriazione della sovranità popolare su temi fondamentali per la vita dei cittadini. Per questo, appena sono stati disponibili i moduli ad agosto, mi sono recato presso la cancelleria del Comune di Biella per sottoscrivere tutti gli otto referendum inaugurando, involontariamente, la raccolta.
Ho letto, distrattamente, le solite polemiche che hanno accompagnato questa iniziativa referendaria promossa da Pippo Civati e dal suo nuovo movimento “Possibile”; le ho trovate un po’ sopra le righe, a volte inutili e abbastanza dannose. Non sta a me dire se Civati ha fatto bene o male a presentare i referendum. Non mi interessa neppure sapere se altri partiti o movimenti appoggiano la raccolta firme. Ho deciso di leggere i quesiti, li ho condivisi in massima parte e li ho firmati. Semplice no?! Così semplice che – se condividete i temi e le proposte abrogative – potete fare altrettanto. I moduli li trovate presso i comuni di Biella, Cossato, Vigliano, Candelo, Mongrando, Lessona, Valdengo e Cerreto Castello.
Purtroppo a Biella se ne è sentito parlare pochissimo nonostante, fino ad un anno fa, i sostenitori di Civati fossero quasi maggioritari all’interno del PD biellese. Immagino che chi allora sosteneva Civati non lo facesse perché aveva bisogno di trovare una corrente da scalare e un avamposto da dove far carriera ma, al contrario, fosse mosso da sinceri convincimenti rispetto a quanto il parlamentare brianzolo proponeva. Le battaglie per una scuola veramente pubblica, per il “mare pulito” senza trivelle, per una legge che estende i diritti del lavoro al posto di precarizzarlo, per una riforma elettorale che permetta ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti sono temi da sempre sostenuti e portati avanti da Civati ma che fanno parte del patrimonio della cultura ampia della sinistra italiana. Eppure qui a Biella i “Civati boys” sono letteralmente evaporati nonostante, da oltre un anno, occupino incarichi pubblici molto rilevanti. Il silenzio assordante dei vari La Malfa, Barbierato, Leone o Rossi sui referendum “possibili” è inversamente proporzionale ai posti chiave che, nella politica locale, gli ex civatiani hanno conquistato (con conseguenti importanti compensi). Nulla di nuovo sotto il sole, tutto già visto e raccontato. E’ la mala pianta di una certa politica, quella autoreferenziale chiusa nel palazzo, impermeabile alle critiche e attenta solo all’autopromozione (o alla promozione del proprio “prodotto”). Per questo se i “prodotti” del governo Renzi non vi piacciono avete uno strumento validissimo per fare un’altra scelta, basta una firma.
Roberto Pietrobon
www.alasinistra.org
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