Biella
Diamo una chance ai panchinari della politica
La nuova versione di “Sale & Pepe”, la rubrica curata da Luigi Apicella
I biellesi sono abituati troppo bene, bisogna darsi da fare. Questo in estrema sintesi l’Emanuela Fasson pensiero, espresso recentemente dalla consigliera comunale di Fratelli d’Italia sul tema treni/trasporti, a suo dire un falso problema superato dai tempi, dalle nuove tecnologie, dai nuovi modi di lavorare da remoto.
La questione non è poi così di lana (siamo a Biella…) caprina, anzi, offre spunti di riflessione perché pone di fronte due fronti contrapposti: il problema del trasporto locale, vecchio di decenni, e un certo approccio scalpitante delle nuove generazioni su vecchi temi che proprio perché mai risolti necessitano di un cambio di visione e strategia. Questo confronto è interessante non fosse altro perché pone un tema che da queste colonne ho sempre affrontato: quello del fuori tempo massimo, cioè continuare a battere un ferro ormai raffreddatissimo su problematiche per il territorio come treni locali, infrastrutture di comunicazione, impianti di collegamento che – se mai un giorno lontanissimo realizzate – rischierebbero di restare cattedrali nel deserto (salvo qualche rara eccezione). Cattedrali nel deserto perché dovrebbero fare i conti con un mondo che è cambiato, con modi di fruizione e aggregazione che sono cambiati, con il calo demografico, con tanta gente che ha preferito trasferirsi altrove da Biella per cercare nuove opportunità.
Non sposo fino in fondo questa visione, ma è comunque una chiave di lettura nuova e apprezzabile a patto che porti poi a nuove consapevolezze sul da farsi. Se Biella, anziché autorappresentarsi sempre come il centro del mondo, può reinventarsi come un’oasi verde di riferimento per chi – ad un’ora da Milano – ritiene la grande metropoli invivibile ed economicamente inaccessibile allora occorrerebbe concentrarsi solo in questa direzione e sui singoli punti necessari a questo scenario. Prendendo atto che i tempi sono cambiati, che certe opere attese da decenni ormai sono fuori tempo, che altre di nuove sono prioritarie perché in linea col cambiamento in atto.
Un cambiamento fatto di smart working e intelligenza artificiale ma anche di nuove priorità per le nuove generazioni magari più disposte a fare i conti (attrezzandosi) con l’assenza di determinati servizi in cambio di una maggiore vivibilità e tranquillità all’ombra della grande metropoli.
Insomma se questo fosse il futuro di Biella perché non parlarne seriamente, con proposte politiche nuove che faranno discutere ma che almeno ci toglierebbero da questo status quo di immobilismo delle idee che, grazie ai problemi mai risolti, consente alla maggioranza di turno di continuare a promettere l’impossibile.
Venendo al presente attuale ci sono, a quanto mi dicono, alcuni malumori nella maggioranza attuale al governo della città: molti di coloro che si aspettavano incarichi pubblici di rilievo si ritrovano ancora in panchina. Perché allora non trasformare nel frattempo questi “panchinari della politica” in risorse attive, affidando loro l’incarico di redigere un piano programmatico sulle nuove frontiere della Biella del futuro? Per loro, sarebbe l’occasione di ritornare sotto i riflettori, per Biella di avvalersi nuovamente delle loro numerose competenze…
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Ardmando
28 Novembre 2024 at 15:39
A me pare che si continui solo a fare polemica, specie quando si tratta di infrastrutture. Poichè il ferro appare freddo ai chi è vivo al giorno d’oggi, bisogna abbandonare tutto e non costruire nulla per la Biella di chi sarà vivo nel domani, come a dire di mantenere una tradizione di “nullafacenza” in Biella e nel biellese, perchè tanto “si è sempre fatto così”. Allora no ai treni, no al collegamento autostradale, no al cinema multisala, no ai centri commerciali perchè “tanto Biella è morta”. Ma ricordatevi che voi che criticate oggi, non sarete li anche domani esattamente come non c’è più chi decenni fa decise di isolare Biella in una cortina dorata per proteggerla da agenti esterni. Solo che è stato proprio l’immobilismo di chi oramai fa parte del mondo dei più che ha ucciso Biella (e il biellese). Perchè dunque investire? Lasciamo che tutto si inaridisca e muoia, giusto per fare un dispetto alla politica che non ci piace o solo perchè in fondo in fondo, qualcuno ritiene ancora che a Biella la novità e l’innovazione si un male da combattere. Biella sarebbe una grande città se chi le mise i bastoni fra le ruote si fosse trovato a far parte del mondo dei più molto prima di quanto non accadde.