Biella
Quel muro di gomma intorno a Palazzo Oropa
Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

Mi stupisce lo stupore. Perdonate il gioco di parole, ma quando leggo titoli un po’ meravigliati per il fatto che a Biella non sia accaduto nulla di “creativo” a distanza di sei anni dal riconoscimento di “Biella Città Creativa” conferito dall’Unesco, non riesco a sorprendermi.
La creatività scaturisce dalle idee, dal confronto, dal dialogo, dalla condivisione e dal reperimento delle necessarie risorse per la realizzazione di un progetto. Biella è diventata “città creativa” grazie soprattutto agli auspici di Michelangelo Pistoletto il quale, ottenuto il riconoscimento, se ne è giustamente andato per la sua strada. Ed a quel punto è calato il silenzio. Sono decenni che le diverse amministrazioni avvicendatesi a palazzo Oropa non dialogano con i cittadini. E ciò accade perché i cittadini non sono più tali, ma sono elettori, utili solo quando si aprono le urne per accaparrarsi voti e poltrone, poi possono tornare a casa loro, possibilmente senza fare rumore.
Intorno al palazzo comunale, da anni, è cresciuto un muro di gomma contro il quale s’infrangono proposte, istanze, lamentele ed affanni. Gli “eletti” dialogano solo con le conventicole dei loro partiti, sempre obbedienti e assecondanti e ad una manciata di lacchè che annuiscono in silenzio. Un esempio, ultimo in ordine di tempo: l’architetto Mauro Vercellotti, un uomo che negli anni molto ha dato per la crescita culturale della città, da qualche tempo ha illustrato una proposta per la riqualificazione di via Italia, nel cuore del capoluogo. Non entro nel merito della sua proposta poiché non è di questo che stiamo parlando. Sta di fatto però che da palazzo Oropa, al cospetto di quel progetto, non è giunto un solo cenno di assenso o di dissenso. E ciò accade sistematicamente al cospetto di amministrazioni (non solo quella attualmente in carica, come già detto) che non intervengono neppure più sulle tematiche promosse dai giornali, a meno che non si tratti di rilasciare interviste/passerella che appagano il narcisismo e “portano voti”.
Un tempo si facevano i concorsi d’idee per coinvolgere professionisti, singoli o in gruppo, affinché dicessero la loro su interventi importanti prospettati per il futuro della città. In questo modo si sviluppava la creatività, si dava voce a soggetti esterni alle mura del “tempio”, si favoriva un confronto aperto e costruttivo con un vago retrogusto di democrazia. Forse l’ultimo sindaco ad avere percepito l’importanza di queste aperture fu Luigi Squillario, un primo cittadino che sapeva cosa aspettarsi da tutti perché conosceva tutti e con tutti dialogava. Poi il gelo. Un gelo così pesante e costante, che si avverte anche passando sotto ai portici di palazzo Oropa.
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