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Pausa Caffè

Dei malati, degli anziani e dell’Ucraina

Pausa Caffè: giungono notizie preoccupanti dai fronti della sanità pubblica e delle case di riposo

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Biellese, alternativa alle metropoli. E’ di questi giorni la statistica secondo la quale il 42 per cento della popolazione italiana vive già oggi in piccoli comuni o borghi.

BIELLA – Giungono notizie preoccupanti dai fronti della sanità pubblica e delle residenze per anziani. Fronti particolarmente sensibili in una provincia come quella di Biella, statisticamente considerata tra le più anziane d’Italia e quindi con una maggiore necessità di servizi destinati alle cure ed all’assistenza.

All’ospedale, in Rianimazione, mancano anestesisti e si deve fare ricorso a professionisti esterni. Un rimedio reso necessario dalla carenza di organici, problema serio in una struttura inaugurata appena sette anni or sono e che avrebbe dovuto essere una delle eccellenze della sanità piemontese. E pare che per ottenere un ecocardiogramma siano necessari nove mesi di attesa, giustificando questo grave disservizio con un numero eccessivo di prescrizioni.

Anche il pronto soccorso lamenta spesso eccessivi carichi di lavoro ma, confermando una sensazione non soltanto mia, le colpe vanno equamente ripartite. Da tempo si registra un ricorso spesso inappropriato alla struttura di emergenza, che non può trasformarsi in un ambulatorio pubblico.

Essendo un luogo preposto alla cura delle urgenze. Il gran numero di “codici verdi”, riferito a pazienti che non presentano condizioni in alcun modo preoccupanti, rivela la persistenza di un equivoco mai definitivamente chiarito. E’ però altrettanto vero che un nuovo ospedale come quello di Biella, avrebbe forse dovuto, come spesso ripeteva l’ex primario del pronto soccorso Giuseppe Calogero, essere dotato di un servizio di medicina di emergenza che, al contrario del pronto soccorso, ha uno staff di specialisti dedicati e non “prestati” dai Reparti, come avviene nel nostro nosocomio.

Brutte notizie anche per gli anziani e le loro famiglie visto che per le degenze nelle RSA si profilano aumenti sino a 700 euro all’anno. Le rette delle residenze per anziani già erano decisamente elevate, un ulteriore aumento non potrà che indurre molte famiglie a ritirare i loro congiunti dalle strutture assistite per tentare di provvedere in proprio alle loro necessità.
Sono segnali allarmanti che certo risentono di un delicato momento economico, al cospetto dei quali diventa però difficile fare accettare alla gente l’invio di risorse ingenti, soprattutto armi, all’Ucraina in guerra contro la Russia, mentre milioni di italiani vedono affievolirsi i diritti ad essere curati ed assistiti.

 

Giorgio Pezzana

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