Biella
Centri commerciali: è già tempo di crisi?
Ecco “Pausa Caffè”, la rubrica settimanale di Giorgio Pezzana

L’epoca dei grandi centri commerciali sta esaurendo gli entusiasmi e le potenzialità espressi dalla fine del secolo scorso sino al primo decennio degli anni 2000? In tal senso si registrano segnali piuttosto evidenti e non più occasionali rappresentati soprattutto dalla chiusura di svariate attività che questi centri ospitavano.
Si tratta di una lunga catena, come rivelano anche le numerose vetrine oscurate a Gli Orsi, ma anche al centro commerciale I Giardini di Biella ed alla Bennet di Vigliano Biellese. In tutti e tre i casi rimangono praticamente inalterate le rivendite di prodotti alimentari, vale a dire i supermercati Ipercoop, Esselunga e, appunto, Bennet, ma manifestano sofferenze, anche gravi, le altre attività commerciali sviluppatesi in seno a questi centri. Un problema che da anni sta interessando anche gli Stati Uniti, primi nell’avviare questi concentramenti di attività commerciali e ludiche e che ora, sempre più frequentemente, vedono centri commerciali trasformati in accampamenti per tossici e senza tetto in uno stato di desolante abbandono.
Per tornare nel Biellese, è di questi giorni la notizia secondo la qual la cordata che avrebbe dovuto realizzare il centro “Le Vette” tra Biella e Gaglianico, si sarebbe presa una pausa di riflessione poiché sembra che i conti non tornino più. Siamo di fronte ad un fenomeno passeggero, oppure qualcosa sta veramente cambiando nelle abitudini della gente? Indubbiamente la rete di vendite online qualche responsabilità in questo terremoto la dovrà pure avere. Ormai davanti ad un pc si può accedere a qualunque tipo di acquisto, con sistemi di pagamento sempre più sicuri e tempi di consegna estremamente rapidi. La qualità dei prodotti è garantita dalla possibilità di rimandarli indietro entro tempi stabiliti, qualora non fossero di gradimento dell’acquirente. Insomma, molte garanzie e poco sforzo, requisiti utili soprattutto per una popolazione sempre più anziana. La conferma di ciò, almeno per quel che riguarda Biella, viene anche dal fatto che alla chiusura di esercizi nei centri commerciali non fa eco l’apertura di nuove attività nelle vie del centro. Ed anche il calo numerico della popolazione residente gioca un ruolo non trascurabile.
Concludendo, delle due l’una: o nei decenni passati erano state pensate strutture sovradimensionate rispetto alle reali esigenze della gente, oppure si sta davvero chiudendo un’epoca e stanno mutando le abitudini di tante famiglie.
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Ardmando
20 Marzo 2025 at 11:11
Il commercio elettronico sta sicuramente cambiando le regole del mercato. Le persone sono più attente e informate, comparano i prezzi online e spesso quando un brand ha sia negozi fisici che online, molti preferiscono comprare online. A cascata ci sono gli aumenti ingiustificati dei prezzi, non solo in Italia, che frenano gli acquisti. Aggiungiamoci il costo per spostarsi in auto e il tempo che si perde e il quadro è completo. Agli Orsi c’è un ricambio, ha chiuso Bon Prix ed è arrivato un altro brand. Al posto di Conbipel non c’è ancora nessuno nello spazio ricavato da parte dell’Ipercoop, ma qualcuno arriverà. Poi c’è il colosso Primark che deve realizzare il suo superstore e sicuramente al posto di CASA arriverà qualcun altro perchè quella è una posizione ambita. E poi c’è H&M che sta per chiudere ma anche li arriverà qualcun altro.
Il discorso del Bennet di Vigliano è diverso, quel centro commerciale ha sofferto tantissimo per l’apertura de Gli Orsi ed è chiaro che sono pochi i brand che possono permettersi di restare aperti li. Action è sempre pieno zeppo di clienti e ha la fortuna di trovarsi dalla parte “viva” del centro commerciale, che è tale perchè gli unici esercizi che vendono bevande e alimenti si trovano li e questo è stato un gravissimo errore di progettazione perchè nessuno è interessato a frequentare l’altra parte del centro commerciale.
Al fin fine alle persone interessano i negozi fisici per una ragione principale: mangiare e bere. L’alimentare è l’unico settore che non subisce o subisce solo in parte, l’effetto del commercio elettronico: a noi italiani piace mangiare e bere e ci piace farlo fuori casa. Un centro commerciale per essere vissuto deve essere pieno zeppo di attività legate e cibo e bevande. E’ come nelle fiere: se non c’è da bere e da mangiare in abbondanza, non ci va nessuno.
E questa non è una scoperta dell’ultimo minuto, è così da sempre, ma negli ultimi anni, specie dopo la pandemia, è una cosa che si è accentuata a dismisura.
Bruno
20 Marzo 2025 at 17:43
se invece di passare la domenica ai centri commerciali andassimo all aria aperta e comprassimo nei negozi tradizionali ci guadagnano in salute e anche le vendite on line crollerebbero e così facciamo crollare i potenti della terra con le loro piattaforme digitali
Ardmando
21 Marzo 2025 at 9:26
Nel tuo mondo di fantasia è così, tuo e dei pochissimi che la pensano come te. Vivete di utopie in un mondo che non esiste più. Per fortuna. Resistere al cambiamento è futile. Resistere al cambiamento significa estinguersi. E’ una legge basilare della natura. In quanto al far “cadere” i potenti della Terra, dimmi una cosa: che cosa utilizzi per scrivere i tuoi commenti? Computer? Smartphone? Te lo sei costruito da solo? E l’auto che guidi? Anche quella te la sei costruita da solo? I vestiti che indossi, li hai realizzati da te? E l’elettricità che usi? Credi che tutto ciò che ti circonda e che usi per vivere non si di aziende che appartengono o sono comunque collegate ai potenti della Terra? E credi che a costoro ne freghi una virgola se anche 10 mila persone dovessero decidere di ritirarsi in una grotta per non avere più a che fare con qualsiasi cosa prodotta o collegata ai “potenti della Terra”? Riflettici con calma.
Bruno
21 Marzo 2025 at 15:27
e se fossero miglioni di persone a cambiare abitudini la macchina il cellulare il computer vanno usati con intelligenza come tutte le cose che servono il superfluo non serve impariamo a vivere senza pretese e la vita avrà un altro senso