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“Non usiamo gli asini per divertirci: sono intelligenti e sensibili”

Lettera aperta di Giannetta Negri agli organizzatori del Palio degli Asini a Serravalle

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta agli organizzatori del Palio degli Asini a Serravalle.

“Prenderò il mio bastone e sulla grande strada/incamminato, agli asini, amici miei, dirò: / Io sono Francis Jammes e vado in paradiso…/ Venite, dolci amici/ poveri cari animali che con brusca mossa d’orecchio scacciate mosche vili, le api e le percosse,/ con dolcezza abbassando le teste…/”. (Preghiera per andare in paradiso con gli asini. di F. Jammes).

Ho voluto iniziare citando alcuni versi di questa incantevole preghiera, perché solo la sensibilità di un poeta può trovare gli accenti giusti per sollevare il velo dei pregiudizi, delle valutazioni superficiali, dei veri e propri fraintendimenti di cui sono state vittime queste creature animali, gli asini, co-create insieme a noi da Dio (almeno così pensa di crede alla Bibbia); co-evolute come noi dalla cellula primigenia (per chi crede all’evoluzione).

Testardi, ostinati, stupidi, capaci di lavoro durissimo, ma incapaci di provare sentimenti e desideri: questa l’immagine convenzionale che ci è stata tramandata da secoli, dovuta soprattutto all’ottusità di chi non si è mai chiesto, se l’ostinazione di cui gli asini davano prova fosse motivata.

La scienza etologica ha sparigliato le carte di questa conoscenza superficiale ed erronea degli asini, così come ha fatto per tanti altri animali; dichiarando, in primis, che gli animali sono in grado di soffrire come noi.

Essa ci dice che gli asini sono creature allegre, vivaci, curiose, intelligenti: per esempio, se un asino ti vede chiudere un cancello, osserva i movimenti con attenzione ed è quindi in grado di riaprirlo.

Incapaci di provare sentimenti? Ho letto che un asino salvato da un incendio non si allontanava più dai pompieri suoi salvatori.

Anche chi lavora nei santuari-rifugio per asinelli maltrattati sa quanto essi si leghino a un amico e soffrano, se devono essere separati. La conoscenza del loro passato ci dice che l’asino, vivendo per lo più in terreni aridi e sassosi, quando sente un pericolo si ferma per valutare quale può essere la soluzione migliore di salvezza, perché una fuga precipitosa su terreni così pietrosi potrebbe rivelarsi disastrosa. A differenza dei cavalli che, vivendo in praterie o in terreni pianeggianti, affidano la loro salvezza alla fuga veloce.

Taccio della famosa asina di Balaam che non proseguiva il cammino perché un angelo lo stava sbarrando; ma il suo ottuso padrone,che non vedeva e non sentiva nulla, continuava a picchiarla: un perfetto esempio d’incapacità a capire, ammantata di arroganza e violenza, tipica di noi uomini.

Ho voluto ricordare, sia pure per sommi capi, la vera personalità degli asinelli, tenendomi lontana, sia da un superficiale sentimentalismo, sia dagli stereotipi che corrono ancora in buona parte della nostra società. Ciò giustifica la scelta dei versi iniziali, i quali sono portatori di verità altrimenti nascoste: “non si vede bene che con il cuore”, dice la volpe al Piccolo Principe. “Cuore” inteso come intelligenza viva e aperta, spiritualità raffinata, sensibilità educata, moralità vigile, tutto ciò che compendiamo nel termine “umanità” nel suo significato più ampio e migliore, più nobile.

Concludo con una riflessione e un invito. Il movimento di liberazione animale è iniziato, grosso modo, nel secolo scorso, in particolare con le opere dei due filosofi più famosi: Peter Singer e Tom Regan, i quali hanno fornito un robusto supporto teorico-filosofico ai diritti degli animali, quindi alla loro liberazione dalla schiavitù nei confronti dell’uomo. Già grandi spiriti del passato dotati di “cuore” – nel significato di cui sopra – avevano dato voce ai diritti degli animali: Gesù, Plutarco, San Francesco, Leonardo da Vinci, Schopenhauer, Tolstoj e tanti altri ancora; poi, con l’evolversi della sensibilità il movimento sta guadagnando sempre più l’attenzione della società.

Anche gli asini hanno i loro diritti, creature che hanno vissuto – e vivono – con dignità il loro umile, pesante destino; e dunque in nome di tale dignità , dei loro diritti non possiamo usarli per il nostro divertimento in spettacoli circensi di qualsivoglia genere».

Giannetta Negri

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    11 Ottobre 2023 at 17:56

    E ti pareva che l’animalaro di turno non doveva scrivere antropomorfizzando animali come se questi si rendessero conto come le persone, di quello che accade. Questi animali sono trattati con rispetto e una tradizione (come il palio di Asti o quello di Siena) non nuocciono agli animali. Finiamola con questo falso perbenismo animalaro.

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