Lei non sa chi sono io
Lei non sa chi sono io: Tancredi Galimberti
Una nuova e interessante rubrica: i titolari delle vari raccontati da Edoardo Tagliani
Benché le vie siano intitolate a personaggi storici per serbarne memoria, talvolta capita di non conoscerne nemmeno il nome. Ogni tanto l’anagrafe viene citata tutta: via Nazario Sauro. Chiunque chieda indicazioni, volente o nolente apprende l’informazione, automobilisticamente superflua, che Sauro fu battezzato Nazario. Ma per altri? Un esempio: come si chiamava – e chi era – Galimberti? Tancredi, figlio di Carlo e Alice Shanzer, nato a Cuneo nel 1906. Dal padre ereditò la passione per la politica e il foro, dalla madre quella per la letteratura e per Mazzini, che lo portò alla tortura e alla fucilazione (San Benigno, 2 dicembre 1944).
La sua agitata biografia può essere così riassunta: studente modello, a 16 anni si diploma e a 18 scrive il saggio “Mazzini politico”. Dopo la laurea in giurisprudenza indossa la “penna nera” nel Battaglione Dronero. Le tante storie che narrano di come il Ventennio spaccò molte famiglie, sono anche la storia di Galimberti. Carlo era un gran sostenitore del Fascio. Lui no. Dapprima limitò la sua attività per rispetto al genitore, ma col passare del tempo divenne uno dei principali fondatori della Resistenza cuneese. Aderì a Giustizia e Libertà nel ‘42 e poi diede vita al Partito d’Azione sezione (di Cuneo) nel ‘43, diventandone il punto di riferimento.
Fu uno dei primi intellettuali militanti a chiedere la risoluzione dell’alleanza con Berlino, uscita pubblica che gli valse un ordine di cattura. Fu tramite tra forze resistenti ed esercito regolare, fallendo nel suo intento di far combattere i “regi” accanto a lui. Si rifugiò in montagna assieme ai compagni dove si occupò soprattutto di aumentare l’efficienza bellica delle milizie (servivano armi decenti e marziale disciplina) e unificò tutte le bande di zona sotto un unico comando. Fu ferito in battaglia e poi nominato comandante di tutte le formazioni “gielliste” di Piemonte e Valle d’Aosta.
Lo arrestarono a Torino, il 28 novembre del ’44. Quattro giorni dopo le Brigate Nere misero fine alla sua vita con una raffica di mitra.
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