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Biella

Lei non sa chi sono io: Sergio Falletti

La rubrica attraverso la quale Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine

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rubrica tagliani

Nel piccolo paese di Camandona, borgo dove ha visto la luce nel 1899, c’è una borgata che ancora porta il nome della sua famiglia Falletti.

Di nome faceva Sergio e nel 1917 decise di abbandonare gli studi superiori a Torino per arruolarsi, appena 18 enne, tra le truppe del Regio Esercito impegnate nella Grande Guerra.

Semplice fante del 201esimo reggimento, alla fine del conflitto venne promosso tenente e destinato al reparto Arditi del capoluogo Piemontese, dove venne poi congedato nel 2019.

Forse anche tenuto conto del servizio reso sotto le armi, proprio in quel periodo ottenne una concessione agricola in Somalia, alla quale dedicò ogni suo sforzo come migrante in terra d’Africa. Fino al giugno del 1940, forse solo per i meriti militari pregressi, forse anche per essere fortunato concessionario dei terreni di cui sopra, il Duce lo richiamò in guerra mettendo fine alla sua avventura da colone.

E proprio in terra d’Africa, nel novembre del 1941, morì. Dopo un primo periodo passato col II Reggimento Granatieri sul Fronte Occidentale e poi in Croazia, chiese e ottenne il trasferimento in Africa Settentrionale, dove sbarcò nell’agosto del ‘41 tra le fila del XXVII Fanteria, con la missione di proteggere la piazzaforte di Tobruk.

In capo a tre mesi, trovò la morte in battaglia fronteggiando gli Alleati (soprattutto truppe australiane), che di lì a breve (gennaio 1942) avrebbero occupato il presidio italiano. Pochi, di lui, i cenni storiografici reperibili. Uno di questi è Il necrologio ufficiale, che lo dipinge come eroe di trincea: ferito prima da una raffica di mitragliatrice e poi da un colpo di pistola, ebbe ancora la forza di ordinare all’artiglieria di scatenare i mortai sulla sua ormai perduta posizione, condannandosi definitivamente a morte pur di resistere.

Un altro breve cenno è un atto amministrativo del gennaio del 1953. La Somalia, dopo esser divenuta terra inglese alla fine de secondo conflitto mondiale, su disposizione ONU era tornata nelle mani dell’Amministrazione Fiduciaria al Governo Italiano, la quale, per decreto firmato di pugno dal suo Segretario, dopo 12 anni dalla morte di Falletti, riconosceva la legittima eredità dei discendenti, che ereditarono le abbandonate terre somale.

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