Biella
Lei non sa chi sono io: Rinaldo Rigola
Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine
Se mai qualche giovanissimo studente dell’ITIS Q. Sella fosse indotto a supporre che la via un centinaio di metri a sud della scuola sia dedicata al compianto ex preside, si sbaglierebbe di Rigola. Non Franco, infatti, ma Rinaldo.
Si potrebbe consolare, lo studente, scoprendo che anche Rinaldo venne e viene tuttora accusato di aver “sbagliato via”, ma in senso politico e non toponomastico.
Nasce a Biella nel febbraio del 1868 da un tintore tessile e una stiratrice. Una famiglia umile che vuole affrancare il pargolo da miserie economiche e culturali. Lo iscrive a una scuola professionale, ma lì termina il suo percorso educativo quando, a 16 anni, entra in fabbrica. Troppo lunga, per queste poche righe, l’odissea della sua formazione sociale e politica, che lo porta a fondare il giornale socialista “Corriere Biellese” nel 1895 e nulla di meno che la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro) nel 1906, della quale rimase segretario fino al 1918.
Nel gennaio del 1927 però, Rigola imbocca quella che, fosse già stato vivo, De Andrè avrebbe chiamato “La sua cattiva strada”. O almeno tale venne considerata all’epoca e anche negli anni del dopoguerra.
È infatti in quell’anno che, in seguito alle leggi “fascistissime” e a successivi decreti, il regime si autoproclama, tra le altre cose, unico rappresentante dei lavoratori: Rigola, con i vertici della Confederazione di cui è parte attiva, scioglie la CGdL, ma, invece di schierarsi con gli oppositori del Duce, fonda la “Associazione nazionale per lo studio dei problemi del lavoro”, giudicata dagli antifascisti come atto di collaborazione. La neonata creatura fallisce in fretta e Rigola si ritira a vita privata, ostracizzato da tutti.
Solo nel 1953 arriva una parziale riabilitazione di Giuseppe Di Vittorio, che nel 1944 aveva fondato la CGIL, erede della vecchia CGdL. Scrive Di Vittorio a Rigola: “È accaduto perciò che noi abbiamo avuto sovente – ed abbiamo tuttora – posizioni differenti da quelle da te assunte (…) Vi è stato un periodo (…) in cui il tuo atteggiamento è stato in profondo contrasto con quello nostro. Ma questi dissensi e questi contrasti non possono diminuire i sentimenti di gratitudine”.
Rigola muore soltanto un anno dopo a Milano. È il 1954.
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