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Biella

Lei non sa chi sono io: Lorenzo Delleani

La rubrica con cui Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine

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rubrica tagliani

Pur essendo noto nel mondo della cultura biellese e nazionale, il suo nome resta uno di quelli che il grande pubblico conosce per sentito dire, ma spesso senza associarlo a un personaggio specifico e alla sua storia: Lorenzo Delleani.

Nato a Pollone il 17 gennaio del 1840, da giovanissimo si avvicinò alla musica, ma in breve tempo capì che la sua strada era una strada fatta di tele, pennelli e colori. Allievo di Cesare Gamba e Carlo Arienti all’Accademia Albertina di Torino, iniziò dipingendo soggetti storici, come molti pittori dell’epoca. Aveva poco più di 30 anni quando mise in mostra le sue opere in gallerie blasonate, come il Salon de Paris.

Poi, un totale cambiamento di stile (che qualche critico giudica come naturale evoluzione artistica e qualche altro ritiene invece una vera e propria folgorazione improvvisa) lo porta a dipingere quasi esclusivamente soggetti in “en plen air”, principalmente paesaggi, di cui tanti della sua terra biellese, con una tecnica “potente” che affina anche durante un lungo periodo passato in Olanda (1983) per studiare i pittori del “Secolo d’Oro”, caratterizzati dai loro fastosi colori.

Scrivi di lui il critico Marziano Bernardi: “Instancabile, d’una rapidità d’esecuzione prodigiosa, letteralmente si getta sul motivo come un corsaro sulla preda (…). Cava di tasca una vecchia busta, un pezzo di giornale, fulmineo determina sommariamente il taglio, le masse, la successione dei piani (…). Il quadro è già in suo possesso (…). Nervosamente, con grossi pennelli, in pochi istanti riempie di colori tutta la tavoletta che, ad una certa distanza, ha di già tutte le parvenze di un quadro finito”.

A quello che resta uno dei più importanti artisti piemontesi e italiani, Non solo Biella, ma anche Trino, Novara, Chieri, Santena e Milano, dopo la sua morte (13 novembre 1908) gli dedicano strade nei loro quartieri.

Le opere di Delleani, la maggior parte delle quali sparse in collezioni private, sono anche visibili al Museo del Territorio Biellese, nel chiostro di San Sebastiano.

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