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Biella

Lei non sa chi sono io: Amedeo Avogadro

La rubrica in cui Edoardo Tagliani racconta i titolari delle vie cittadine

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rubrica tagliani

Chissà se oltre agli addetti ai lavori come fisici e chimici, a qualche nerd patentato e (si spera vivamente) agli studenti del liceo cittadino che porta il suo nome, qualcuno ricorda ancora chi sia stato Amedeo Avogadro.

La sua, in fondo, è la storia di un avvocato fallito. Per fortuna.

Torinese classe 1776, rampollo della nobile famiglia nostrana degli Avogadro Conti di Quaregna e Cerreto, evidentemente decise che la sua tesi di diritto canonico, forse conseguita per accontentare il padre Filippo, alto magistrato e anche senatore del Regno di Sardegna, era di una noia mortale.

Infatti buttò all’aria codici e codicilli per dedicarsi subito allo studio della fisica e della matematica, tanto che a meno di 10 anni di distanza dalla laurea (1804) divenne socio dell’Accademia delle Scienze di Torino e poco dopo (1809) già era docente di quelle materie – e non di giurisprudenza – all’Università di Vercelli.

Rapido? Sì. Perché in tali discipline si rivelò un genio.

Del tutto impossibile citare in meno di un tomo enciclopedico tutte le sue ricerche, pubblicazioni, conferenze, scoperte, alte frequentazioni e collaborazioni coi più grandi scienziati del tempo. Basti ricordare un numeretto piccolo piccolo – piccolo piccolo per finta – chiamato, guarda caso, “la costante di Avogadro”.

Di costanti, in fisica, ce ne sono tante quasi quante le stelle in cielo, ma solo 7 sono definite quelle “fondamentali” nel Sistema Internazionale. La sua è una delle sette. Per i nerd citati in apertura, bene ricordare che il valore ufficiale della costante è 6,02214076×1023 mol−1. Non si cruccino i meno avvezzi ai numeri, difficilmente la costante risulta quotidianamente utile per, facendo un esempio, comprare frutta al mercato. Eppure, innumerevoli sono le applicazioni pratiche dietro le quali si cela, dai termosifoni alle bombe atomiche, passando per quasi tutti gli oggetti di uso comune che si maneggiano da mattino a sera. La costante gli venne dedicata postuma, perché lui la teorizzò senza avere il tempo di misurarla sperimentalmente. L’avvocato fortunatamente pentito, morì nel luglio del 1856, sempre nella sua Torino. Lasciandoci una di quelle eredità che vale, approssimando per difetto, tutte le vie del mondo. O, meglio: vale almeno 6,02214076×1023 vie del mondo.

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