BiellaIl Dardo
Chi fa luce su Biella
La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere

Martedì scorso, il Consiglio Comunale di Biella ha respinto la mozione, presentata dalla minoranza, che proponeva di revocare la cittadinanza onoraria conferita a Benito Mussolini. L’argomento, indubbiamente delicato, ha sollevato un dibattito che merita qualche riflessione, non tanto sul piano ideologico quanto su quello del buon senso e della coerenza amministrativa.
Parto da un’osservazione pratica: quando un cittadino muore, viene automaticamente cancellato dalle liste anagrafiche, perdendo così la cittadinanza. Perché non dovrebbe valere lo stesso principio per chi ha ricevuto una cittadinanza onoraria, ancor più simbolica e priva di effetti giuridici reali? Detto ciò, ciò che colpisce non è tanto il contenuto della mozione, quanto la tempistica e le motivazioni che l’hanno accompagnata – motivazioni che, a mio avviso, appaiono costruite più per alimentare una sterile polemica politica che per affrontare questioni di sostanza.
Biella ha conosciuto amministrazioni di ogni colore, soprattutto democristiane e di centrosinistra, in oltre ottant’anni di storia repubblicana. Figure di primo piano del panorama politico nazionale ed europeo si sono avvicendate nelle istituzioni cittadine. Eppure, mai nessuno ha ritenuto necessario affrontare questo tema. Forse perché ignari dell’esistenza di tale onorificenza, o forse perché, da amministratori responsabili, hanno scelto di occuparsi di ciò che davvero incide sulla vita dei cittadini, evitando battaglie ideologiche senza ricadute pratiche.
È significativo notare come nessuno, nel marzo del 1980, quando alla città fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare, abbia pensato di sollevare la questione della cittadinanza onoraria a Mussolini. Un dettaglio che suggerisce come, con la morte del soggetto, anche il valore simbolico di quella cittadinanza sia venuto meno, rendendo la discussione di oggi alquanto anacronistica.
A sostegno della mozione sono state raccolte 723 firme. Un numero che, se rapportato ai circa 37.000 elettori del capoluogo, rappresenta appena l’1,95% degli aventi diritto al voto. Un dato che dovrebbe far riflettere sul reale peso popolare dell’iniziativa.
Siamo tutti consapevoli degli orrori e delle storture del ventennio fascista, e non è certo il Consiglio Comunale di Biella a doverlo ribadire. Il sindaco, giurando sulla Costituzione, ha già dichiarato il proprio antifascismo. Ma questo non implica che debba assecondare richieste tardive e pretestuose, nate più per carenza di argomenti attuali che per un autentico senso civico. L’iniziativa — promossa da un Comitato che si definisce apartitico, ma che ha chiaramente un orientamento politico — è frutto di un progetto costruito ad arte dalla sinistra per ottenere visibilità, ed è giusto evidenziarlo con chiarezza.
Non meno significativo è stato il rifiuto, da parte del Consiglio, di conferire la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti e Iside Viana, due figure storiche della lotta antifascista. Anche in questo caso, trattandosi di persone decedute, il mio ragionamento resta valido: onorare i defunti con la cittadinanza onoraria ha poco senso, soprattutto se la città già conserva la loro memoria attraverso vie e piazze a loro intitolate, come nel caso di Biella e Candelo.
Un’ultima considerazione: nessun comitato ha mai chiesto di ricordare Pierino Delpiano, biellese trucidato dalla “teppa bolscevica”, come la definì Giuseppe Pella, solo per aver gridato “Viva l’Italia”. Evidentemente, una figura come la sua non produce polemiche né visibilità mediatica. E, come spesso accade, ciò che non fa notizia viene dimenticato.
In conclusione, è lecito discutere del passato, ma è doveroso farlo con senso della misura e spirito costruttivo. Alimentare divisioni su simboli ormai svuotati di significato non aiuta a risolvere i problemi del presente, né a costruire il futuro della nostra città.
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Ardmando
5 Maggio 2025 at 17:38
Da quanto le sinistre hanno STRA PERSO le elezioni, vivono ogni giorno con due sentimenti potenti: invidia e rancore. E in nome di questi (e solo di questi) blaterano, protestano, promuovono azioni (ridicole). Mi piace ricordare che ci sono due importantissimi personaggi storici della sinistra, Rizzo e Sansonetti, che hanno realizzato da tempo quanto sia completamente sbandata e priva di idee e proposte concrete e reali la sinistra (anzi le sinistre). Il primo ha completamente ripudiato la sinistra, da ex segretario del partito comunista e il secondo da direttore de L’Unità (che sappiamo bene tutti quale fazioni rappresenti) non le manda certo a dire a Schlein e i suoi amichetti ed è l’unico personaggio di sinistra che meriti rispetto ad oggi per la sua illuminata capacità di esprimere giudizi super partes nonostante sia chiaramente e ovviamente un uomo di sinistra.