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I cheat più diffusi nel videogaming

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Padre e figlia giocano ai videogiochi
Padre e figlia giocano ai videogiochi (© Depositphotos)

Qualsiasi competizione, di qualsiasi tipo e in qualsiasi epoca storica, è sempre stata e sempre sarà caratterizzata dalla ricerca di un vantaggio sul proprio avversario. Un vantaggio che, in effetti, è essenza stessa della competizione: è normale cercare di ottenere, con allenamento e strategie, qualche asso nella manica che permetta di avere maggiori chance nel confronto. In molti casi, però, il desiderio di ottenere tale superiorità è talmente forte da spingere alcuni a ricorrere a pratiche scorrette, accettando di infrangere le regole pur di assicurarsi un vantaggio sull’avversario. Basti pensare al doping nello sport, causato da un desiderio talmente forte di vincere una competizione da accettare di parteciparvi infrangendone le regole.

Da quando il videogioco ha cominciato a proporre sfide videoludiche, oggi estremamente diffuse nel mondo competitivo degli eSport, sono emerse le stesse tendenze nella ricerca di vantaggi, con giocatori disposti a infrangere le regole pur di ottenere una vittoria. Si parla di cheat e ne esistono di diversi tipi, alcuni particolarmente diffusi e difficili da estirpare.

È bene premettere che, nel videogaming, non tutti i cheat sono pratiche scorrette. Ben prima del multiplayer infatti i videogiochi erano caratterizzati da codici e trucchi che, in un modo o nell’altro, concedevano di aggirare le regole del gioco. Vita infinita, munizioni illimitate, passare attraverso i muri e così via: quelli che sembrano superpoteri sono in realtà possibilità ben note anche ai videogiocatori più anziani, attivabili tramite appositi codici che, in inglese, sono appunto chiamati cheat. La differenza fondamentale con il cheating è che si tratta di codici per giochi single player: il videogiocatore può liberamente alterare il proprio gioco senza toccare l’esperienza di altri giocatori. Non c’è una competizione che viene alterata dall’utilizzo di tali codici, cosa che invece è il cuore stesso del problema nel caso del cheating in giochi multiplayer competitivi.

Uno dei cheat più diffusi è per esempio tipico degli shooter, dato che permette di essere molto più veloci dei riflessi di qualsiasi altro giocatore. Si tratta degli aimbot, termine che identifica tutti quei cheat che si occupano di mirare (aim) in maniera automatizzata (bot). Essenza di tali giochi è eliminare gli avversari, mirando loro tramite il movimento del mouse. Questo comunque non potrà mai competere con un software che si occupi di spostare immediatamente le coordinate del puntatore del mouse verso il nemico, permettendo tempi di reazione impareggiabili e, chiaramente, illegali.

Il rilevamento dei cheat è spesso complicato dal ricorso a programmi esterni, che possono non intervenire sul funzionamento del gioco in sé. In molti casi questi sono volti a sostituire l’input del giocatore, assicurando vantaggi in termini di tempi di reazione o di calcolo delle probabilità. Ottimi esempi vengono dal mondo del poker sportivo online, che non a caso spende molto per distinguere quali programmi siano utilizzabili e quali no. Rientrano nella seconda categoria tutti quei software pensati per automatizzare le azioni del giocatore, che permetterebbero di avvantaggiarsi tramite calcoli statistici incompatibili con la competizione autentica del gioco.

Alcuni giochi sono poi particolarmente funestati dalla presenza di cheating, con giocatori scorretti che puntano specifici titoli proprio per il loro successo e, di conseguenza, l’alto numero di utenti ai quali rovinare l’esperienza di gioco. Un esempio tipico sono i simulatori calcistici: FIFA, PES e i loro attuali eredi sono da sempre i punti di riferimento per il calcio videoludico, anche e soprattutto in caso di tornei e competizioni di eSport. Uno dei cheat più difficili da sradicare si è rivelato quello che permetteva di rendere i propri giocatori invisibili, di fatto rendendo impossibile per l’avversario riuscire a giocare.

Altro cheat diffusissimo in titoli differenti è poi il wallhack, un software che permette di vedere gli avversari attraverso le superfici. La sagoma dei giocatori è evidenziata tramite colori a contrasto o strutture wireframe, visibili oltre gli elementi di gioco, mostrando così che dietro un ostacolo si trova un altro giocatore che normalmente non sarebbe visibile. Si tratta ovviamente di un vantaggio che distrugge gli equilibri del gioco, con un giocatore che in ogni momento conoscerà la posizione degli altri.

Altri cheat possono essere più specifici di singoli giochi oppure ricadere piuttosto nell’ambito di glitch, ossia modi di sfruttare “aree grigie” del gioco rimanendo così, anche se a malapena, entro i confini di una competizione onesta. Quel che è certo è che quelli elencati siano diffusi in innumerevoli titoli competitivi, rendendo insignificante una vittoria ottenuta in tal modo. Anche se, e questo è l’aspetto peggiore, un cheater non cerca tanto la vittoria quanto frustrare gli altri giocatori: le iniziative dovrebbero andare proprio in questa direzione, sperando di riuscire a riportare la competizione, almeno quella videoludica, sui binari del confronto corretto.

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