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Gli Sbiellati

Le foto inopportunity

Una mutazione genetico-tecnologica ormai assorbita socialmente è quella della foto opportunity

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L'auto in giardino. Una settimana di strambi incidenti stradali avvenuti in città e dintorni. Cerchiamo di sorriderci su, non tanto per bullizzare gli sventurati protagonisti quanto per fare riflessioni semiserie sull’andamento sghembo del traffico locale

Le foto inopportunity. Una mutazione genetico-tecnologica ormai assorbita socialmente è quella della foto opportunity. Un tempo comprendeva le immagini di rito, quelle prodotte a margine di eventi istituzionali per documentarli attraverso una stretta di mano o un qualsiasi sintomo di vicinanza conseguente a un accordo. Avevano, per l’appunto, un’aura rituale, simbolica e celebrativa. Ora tutto si è trasformato in un gran mischione amatoriale.

Le foto inopportunity

Ogni epoca ha le sue nostalgie, ogni epoca tende al futuro ma patisce il presente quasi fosse l’assassino del passato. E il passato, di già che non lo si può cambiare, è sempre malinconicamente nostalgico. Lo chiudiamo così il cerchio della nostalgia facilona, quella del rimpianto.

Fondamentalmente perché ciò che rimpiangiamo siamo noi o, meglio, quel noi di quando eravamo più giovani e belli e la schiena non ci faceva così male. E ci sembrava che anche tutto il resto fosse bello: era fin troppo facile così. Farsi piacere il presente e immaginare un futuro migliore, di questi tempi, è, invece, un esercizio zen.

A parte i nati nel nuovo millennio, gli altri ricorderanno ancora quando la nostra storia personale era chiusa nelle foto delle vacanze o in quelle di un Natale a tavola coi parenti. Ora, ogni infanzia è documentata con migliaia di scatti, spesso inutili e nascosti alla vista dal formato digitale che li chiude dentro a una manciata di byte. Con il passo del tempo non è cambiata solo la tecnologia, ma questa ha introdotto nuovi costumi e modificato profondamente quelli passati, che resistono solo assecondando una mutazione.

Il caso del selfie

Per un verso, nella vita pubblica, è il caso del selfie che, complice il fatto che giriamo tutti armati di una camera foto nella tasca dei jeans, ha sostituito l’autografo nella sempre diffusa idolatria del personaggio famoso, a testimonianza dell’aver goduto con lui, seppur per un istante, dell’aria che respira. Da cacciatori di autografi a cacciatori di selfie, da dispensatori di firme a poser di scatti effimeri.

Altra mutazione genetico-tecnologica ormai assorbita socialmente è quella della foto opportunity (per alcuni anche nella formula abbreviata di “photo op”). Un tempo comprendeva le immagini di rito, quelle prodotte a margine di eventi istituzionali per documentarli attraverso una stretta di mano o un qualsiasi sintomo di vicinanza conseguente a un accordo. Per poi renderle pubbliche attraverso i media che ora definiamo “tradizionali” (altro segno dei tempi).

Avevano, per l’appunto, un’aura rituale, simbolica e celebrativa. Per produrle, ogni media aveva al soldo un fotografo, componente effettivo della redazione; così come le istituzioni avevano addetti al protocollo e, a loro volta, chi, professionalmente, si occupava di documentare fotograficamente gli eventi. Sopravvivono, forse, i fotografi di matrimoni: tutto il resto si è trasformato in un gran mischione amatoriale.

Due recenti sbiellate

È dentro questo rinnovato contesto che incastriamo due recenti sbiellate che ci hanno fatto sorridere: il trittico di immagini maldestramente dispensato dalla locale fondazione bancaria a sigillo del successo di una sua mostra e il cordialissimo brindisi – chissà quanto a denti stretti – tra i due big locali del partito di maggioranza. Nel primo caso sono state diffuse via social almeno tre immagini afferenti allo stesso momento: una col numero di spettatori scritto a mano, un’altra col numero di spettatori arrotondato e “appiccicato” digitalmente, un’altra ancora con qualche elemento umano forzatamente aggiunto anch’esso con mano digitale.

Ormai la diffusa disponibilità di Photoshop e applicazioni affini di fotoritocco ha liberato in rete una serie di scatti ingenui e, a volte, francamente imbarazzanti. La necessità “diplomatica” di aggiungere alla foto opportunity personalità, politiche o meno, assenti al momento dello scatto ha prodotto momenti esilaranti generati dalla loro fattura artigianale. Vuoi mai che il politico di turno ne resti fuori e si crei un incidente diplomatico dovuto a certa permalosità, quella sì rimasta intatta nel tempo.

Messaggio politico e propaganda

Nel secondo caso, invece, l’immagine non è taroccata, ma riproposta in un rinnovato e più compiacente contesto: si è fatta meta messaggio politico e propaganda. Dopo la sfiorata rissa, ci vogliamo tutti bene e ciò che non si vede non esiste. Esistono i sorrisi, chissà quanto sinceri, ma necessari a riscrivere – più che descrivere – la realtà. Su dai! Ora tocca agli amici della coppia di novelli sposi: cheeeeese!

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    16 Aprile 2024 at 8:30

    Ecco il secondo autore-dispensatore (l’altro è il Pezzana) di articoli volti unicamente a fare polemica. Non si è mai letto ne da uno de dall’altro di qualcosa di positivo. La lamentela e il disagio e la polemica devono essere l’unico filo conduttore di questi autori. A questo punto è vero che a Biella non si parla d’altro e non si cerca altro che lamentele, disagio e polemiche. Ma fatevela una risata ogni tanto.

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