Gli Sbiellati
La verità ci fa male, lo so
Ci tocca, ancora una volta e anche quest’anno. Come le polemiche sulle luminarie e l’annuncio dei saldi. Va in onda – metafora obsoleta, lo so – la solita pantomima dicembrina delle classifiche sulla qualità della vita pubblicate a giorni alterni da Sole 24 Ore, Italia Oggi e Istat riprese dalla stampa locale e corredate da laconiche e superficiali dichiarazioni da comunicato stampa di sindaci o assessori assortiti.
Non è che quelle di queste indagini non siano indicazioni interessanti, a volte preziose, per ragionare di più e meglio sugli imput amministrativi che gli eletti, invece, di solito danno un po’ a muzzo surfando sul consenso, vero o presunto, di facili promesse dalla dubbia utilità ed efficacia nella gestione dell’insieme dell’ente amministrato, qualsiasi esso sia. Lo sarebbero – utili – se gli amministratori le analizzassero nelle loro specificità, invece di appuntarsi medagliette senza onore o più spesso, per quanto ci riguarda, nascondersi in disonorevoli silenzi.
Il nostro sindaco, a questo proposito, quest’anno ha sorriso giulivo quando ha commentato la classifica della qualità della vita in Italia. E ha sbandierato come evento epocale il miglioramento di qualche posizione per la nostra città, sottintendendone il proprio merito in odor di campagna elettorale prossima ventura. Ogni anno la stessa farsa: esce la classifica e, quale che sia, l’amministrazione in carica si fregia dei successi come fossero suoi e non, magari, l’insieme più o meno casuale – e spesso non causale – di fattori indipendenti dalla sua volontà politico-amministrativa. E sempre, sempre, senza riflettere sulle posizioni perse (o da guadagnare) e sui rimedi da mettere in campo. Semplicemente si spera che il prossimo anno, rimescolando le carte della classifica, gli tocchi una buona mano da rivendere ai giornali locali con le solite parole. Niente, proprio non riusciamo ad andare oltre allo slogan e all’annuncio, mai.
In realtà il paragrafo precedente andrebbe in gran parte imprigionato da virgolette, visto che pure io, per l’occasione, e per pigrizia o sconforto non so bene, l’ho copincollato dall’articolo uscito su queste colonne giusto tre anni fa. Non resta che la rassegnazione di ripeterle, quelle parole, vagamente profetiche sul fatto che non sarebbe cambiato nulla. A parte qualche posizione in su e in giù, di cui gioire immotivatamente o da giustificare imbarazzati. E dire che la statistica è una scienza e non un campionato minore, ma in epoca di miscredenze diffuse anche il più semplice dato viene messo in discussione. O, nel caso, neppure preso in considerazione dai decisori per trasformarlo in azione politico-amministrativa.
Stiamo attraversando la stagione della fregola elettorale, in cui si mettono sul piatto ambizioni personali e strategie di bottega. Con più cautela e meno convinzione si mette mano ai programmi elettorali, ormai trasformati in elementi di puro marketing e fini a sé stessi. Suggerirei agli estensori, spesso improvvisati dalla contingenza, di leggerli davvero questi dati e soprattutto di chiarirsi le idee sul concetto di qualità della vita. Che non è un’astrazione lessicale da infilare a caso nei discorsi, ma ha a che fare con la nostra quotidianità di cittadini. Perché non ha senso commentare successi o fallimenti in classifica, se non ci si rapporta in maniera realistica con la realtà e la sua percezione, là dove la qualità della vita è sperimentata dal quotidiano vivere del cittadino.
Scorrere e analizzare i parametri di valutazione utilizzati dagli istituti sopracitati per determinare dati e posizioni nella soddisfazione della qualità della vita nelle province italiane, è il primo passo per rapportarli coscientemente a quella che è la percezione più generalista da parte dei cittadini. O, almeno, lo dovrebbe essere per tutti i decisori e gli aspiranti tali. Semplificando: basta chiedere in giro in città e pochi saranno in grado di confermare, in base alla propria sperimentazione quotidiana, che la nostra qualità della vita nell’ultimo anno è davvero migliorata. Nonostante le 13 posizioni guadagnate. Quindi, di cosa stiamo parlando? Ci servono idee funzionali allo sviluppo sociale ed economico, non i battimani per effimeri successi di classifica.
Poi, rifacendosi a un fumoso e stravolto concetto di qualità della vita, periodicamente salta fuori il commento del genietto di turno ad affermare come Biella, dotata di un mercato immobiliare al ribasso e molto verde attorno, possa essere attrattiva per la residenzialità. Una nuova residenzialità composta, in quest’immaginario, da cittadini metropolitani frustrati e insoddisfatti. Mai che ci si ponga l’interrogativo su quale sia il motivo che ha ridotto così il nostro mercato immobiliare. La prima risposta, dettata da buon senso e da leggi del mercato fondate su domanda e offerta, è che la nostra città non è per nulla attrattiva. La verità ci fa male, lo so.
Lele Ghisio
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Pier Giovanni Malanotte
27 Dicembre 2023 at 11:25
Il nostro miglioramento potrebbe essere il peggioramento altrui.
Del resto, ove è il miglioramento ?