Biella
Biella, “storie di vita” degustando vini sardi e veneti
Sabato 7 gennaio, al Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, si è tenuto l’ultimo appuntamento della rassegna “La Sardegna nel bicchiere”
Sabato 7 gennaio, alle ore 21 – presso il Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” – si è tenuto il quarto e ultimo appuntamento della rassegna “La Sardegna nel bicchiere”, secondo ciclo di incontri mensili con il sommelier Ennio Pilloni.
Alla ribalta, vini sardi e vini veneti, con “Bagadiu”, “Isola dei Nuraghi”, offerto da Vitivinicola “Fradiles” di Atzara (Nuoro) e “Folenda”, “Vini per passione”, messo a disposizione dalle Cantine Aldegheri di Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona).
Due vini di gran classe prodotti da vitigni autoctoni, rispettivamente il Bovale sardo, localmente noto come “Muristellu” e il “Trebbiano Veronese”.
La serata, ha voluto essere anche un raffinato omaggio a quell’alta percentuale di origine veneta, circa il 50% degli attuali biellesi, arrivati in epoche e modalità diverse. Ultima e più consistente in ordine di tempo, quella dal Polesine a seguito della catastrofica alluvione del novembre 1951.
Ad affiancare Pilloni, Matteo Bianchi, sommelier formatosi alla sua scuola, col compito di coadiuvare mescendo secondo i canoni, accompagnando i presenti nella degustazione. Bianchi, pasticcere gelataio di origine toscana, anch’egli oriundo da parte di padre, si è avvicinato al vino per perfezionare la sua professione. Il nonno carrarino era arrivato a Biella nell’immediato dopoguerra per lavorare alla Piaggio nella produzione biellese della mitica “Vespa”.
Vini e genti che, a “Su Nuraghe”, si incontrano in armonia tra gusti e sapori. Abbinati al nettare degli Dèi, prodotti regionali, quali grissini speziati al peperoncino, realizzati da Brusa pasticcere e fornaio in Biella, olive rosate sarde e qualche residua fetta di panettone, divenuto ormai internazionale.
Concluso il secondo ciclo, è già iniziata la selezione di nuovi vini per la prossima imminente rassegna di incontri con “La Sardegna nel bicchiere”, per raccontare “storie di vite” e non solo di vino.
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