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Cronaca

Vandali scatenati ai giardini

La rabbia dei commercianti: «Ragazzini arroganti che sanno di restare impuniti»

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BIELLA – Sono numerosi gli atti vandalici che si sono verificati nell’ultimo periodo ai Giardini Zumaglini, culminati con il furto di un microfono e di altri oggetti e la devastazione della struttura contenente le giostre per bambini.

«La polizia che è intervenuta – spiega il proprietario Angelo Sevieri – mi ha riferito trattarsi di ragazzi adolescenti, dai 12 ai 15 anni circa. Sono arroganti e superbi in quanto consapevoli di essere “immuni” non dal virus, ma dalle sanzioni. Si permettono di fare queste cose perché sanno che tanto saranno impuniti. In quindici anni che siamo qui non ci era mai capitato. Si subiscono dei danni e non si può nemmeno reagire perché si parla, appunto, di ragazzini. Tuttavia è bene ribadire che sanno quello che fanno perché i ragazzi di oggi sono sempre più eruditi e benestanti. Il vero problema arriva dall’alto: loro sono la conseguenza di una politica assurda e malfunzionante».

Analoghi episodi si sono verificati anche a pochi metri dalle giostre, di fronte all’edicola degli Zumaglini: «Tutte le volte che si festeggiava per la vittoria degli Europei – racconta l’edicolante Lorenzo Tavaglione – trovavamo il finimondo: pattumiera e vomito dentro i nostri due vasi di fiori, mozziconi e bottiglie ovunque. Ma il discorso degli europei non ha ultimato la cosa perché ad un certo punto uno dei due vasi non l’abbiamo più trovato. La situazione è decisamente peggiorata in quest’ultimo periodo».

Altrettanto sbigottita Maria Antonietta Trotta, proprietaria del Barbershop La Maison Retrò, negozio in Piazza Vittorio Veneto, sotto i portici che si affacciano sui giardini: «Qui di fronte ci sono le fermate dei pullman e durante il giorno ne vediamo di tutti i colori: gente ubriaca che si butta per terra, ragazzi giovanissimi che fanno gruppo e delinquono o compiono atti osceni. I problemi maggiori si verificano quando si crea il branco perché presi singolarmente sono più facili da gestire, ma essendoci le fermate c’è sempre parecchia gente».

Di primaria importanza, anche in questo caso, il discorso legato alla vigilanza e alle sanzioni. «Ormai – prosegue – sono quasi tre anni che siamo qui, prima eravamo di fronte allo scientifico. Lì c’erano comunque tanti ragazzi, ma la situazione era ben diversa perché c’erano dei controlli interni, da parte dell’istituto. Questa è una zona in cui passano diverse volanti della polizia, tuttavia, di fatto, trattandosi per lo più di minorenni, non ci sono ripercussioni. Da un lato credo sia necessario mettere un servizio di sorveglianza più attiva e d’altro canto bisognerebbe intervenire a livello sociale: sono ragazzi abbandonati a sé stessi, che probabilmente non hanno ricevuto un’educazione adeguato. Bisogna quindi partire dalla cultura e creare dei progetti che coinvolgano anche le famiglie di questi adolescenti. Fare in modo che possano trovare altre valvole di sfogo e che imparino a rispettare non solo gli altri, ma anche sé stessi».

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