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Scampati al sisma di Bangkok
Lucia Castelli e Davide Arione si trovavano nella città quando la terra ha tremato

Scampati al sisma di Bangkok. Se avessero avuto un altro programma, l’epilogo avrebbe potuto essere diverso. Lucia Castelli e Davide Arione, residenti a Strona, si trovavano a Bangkok quando il terremoto devastante che ha colpito il Myanmar ha fatto tremare la capitale thailandese, provocando numerose vittime. Migliaia i morti nel paese vicino. Il loro hotel era a pochi passi dal grattacielo crollato. Ma loro, fortunatamente, non c’erano: erano in barca, ignari di quello che stava accadendo attorno a loro.
Scampati al sisma di Bangkok
«Eravamo da due mesi in Thailandia per festeggiare la mia pensione – racconta Lucia Castelli, ex fisioterapista domiciliare dell’Asl di Cossato -. Da qualche giorno eravamo a Bangkok per visitare la città. Venerdì mattina, all’orario del terremoto, circa le 13.20 locali, stavamo facendo un’escursione in barca sul fiume e non abbiamo sentito nulla. Forse qualche onda più alta, ma quasi impercettibile. Solo quando siamo sbarcati abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava».
Scene d’agitazione si sono presentate ai loro occhi. «Le persone erano riversate in strada. Lì per lì non abbiamo capito cosa fosse successo. Poi ci sono arrivati sui telefoni tanti messaggi dall’Italia che ci chiedevano come stessimo e cosa avessimo sentito. Abbiamo messo insieme i pezzi e capito. Eravamo anche sconvolti da quello che avevamo letto su internet, accaduto a così poca distanza da noi. Siamo stati davvero fortunati».
Caos
La città era nel caos, i trasporti paralizzati. «Il disagio più rilevante è stato tornare in albergo. Eravamo a circa 15 chilometri di distanza. La metro era chiusa, il Bts Skytrain, il treno sopraelevato, pure e i bus non passavano più a causa del blocco dei mezzi pubblici. Le strade, infatti, sono state chiuse dalla polizia per consentire il passaggio dei mezzi di soccorso. Il grattacielo crollato era nella zona di Chatuchak, celebre per l’affollato mercato, a circa 700-800 metri di distanza dal nostro hotel. Abbiamo iniziato a camminare per diversi chilometri, poi un “tuc-tuc” si è offerto di riaccompagnarci in albergo. Alla sera era un angosciante concerto di ambulanze».
Il giorno dopo, però, la vita a Bangkok sembrava già ripartita. «Il grande mercato, situato a poco più di 150 metri dalla zona del crollo, rimasta ovviamente inaccessibile, era nuovamente aperto per accogliere la clientela. Sembrava non fosse successo nulla. Uffici e scuole avevano già ripreso la loro attività».
Il ritorno a casa
Poi la ripartenza per il capoluogo laniero. «Noi siamo tornati a Biella domenica sera. Avevamo l’aereo presto al mattino e abbiamo preferito arrivare in aeroporto la sera prima, per evitare disagi. Il terminal era pienissimo, ma tutto funzionava normalmente. La partenza era già programmata, non l’abbiamo anticipata a causa del terremoto. Siamo davvero grati per non essere rimasti coinvolti».
Una vacanza intensa, carica di emozioni e ricordi, segnata da un destino favorevole. Sarebbe bastato poco per un epilogo diverso.
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