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Cronaca

Bus completo, arrivano i Carabinieri

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L’altro  pomeriggio un autista dell’Atap ha fermato una gazzella dei carabinieri, che stava transitando in piazza Vittorio Veneto, per impedire ad alcuni studenti di salire sul mezzo e per farne scendere degli altri.

L’altro  pomeriggio un autista dell’Atap ha fermato una gazzella dei carabinieri, che stava transitando in piazza Vittorio Veneto, per impedire ad alcuni studenti di salire sul mezzo e per farne scendere degli altri.
Non si trattava di facinorosi, nè di manifestanti: semplicemente di un gruppo di ragazzi che, giustamente,  dopo cinque ore di lezione a scuola, avevano voglia di tornare a casa. Il fatto è successo sul bus della linea numero 300, la corsa che da Biella si conclude a Trivero. Il mezzo può contenere  un massimo di settanta passeggeri.
E qui che (a quanto pare quotidianamente) nasce il problema; quella linea infatti è molto gettonata e tutti i giorni alle 13,30 nella fermata che si trova davanti all’ex Standa si forma un enorme gruppo di utenti, e ironia della sorte, tutti aspettano lo stesso bus.  Quella di ieri forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, difatti il pullman si è riempito all’inverosimile e, quando il conducente ha cercato di fare scendere qualcuno, si è accesa una composta e pacifica discussione. In quel momento stava transitando un’auto della benemerita ed è stata fermata.
 I militari non hanno potuto far altro che spiegare ad una decina di studenti che, per regolamento dettato dal  codice della strada, un mezzo non può contenere più persone di quelle prescritte. I ragazzi hanno comunque esposto il loro problema: «Tutti giorni la solita storia –  spiega Cecilia Strobino, studente del liceo Scientifico -. Io devo prendere questo bus per recarmi a casa, ma  se  non corro rischio di non  farcela a salire tra i primi e quindi mi vedo obbligata a scendere. Mia mamma aveva sollevato il problema all’Atap, chiedendo se fosse possibile trovare una giusta soluzione, magari aggiungendo un altro bus alla stessa corsa, ma a quanto pare, le è stato risposto che non era possibile fare nulla. Grazie a questa situazione, chi non riesce a salire per accaparrarsi il posto è  costretto ad aspettare il bus della  corsa successiva che passa dopo circa un’ora, Noi paghiamo un biglietto come tutti – conclude Cecilia -,  non mi pare giusto questo trattamento».
Alle sue parole fanno eco  quelle di Valentina Lorenzini: «Io frequento l’università a Città Studi – commenta -. Tutti i giorni ho l’angoscia di non riuscire a salire sul pullman. Visto che pago novanta euro di abbonamento al mese, non mi sembra giusto rischiare di restare a piedi. Se c’è tanta utenza su quella linea, sarebbe giusto che l’Atap facesse fronte al problema trovando una rapida soluzione».

Mauro Pollotti

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