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Sistematiche divergenze parallele

Gli sbiellati, la rubrica di Lele Ghisio

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Fonzarelli di provincia

La seconda metà del ‘900 italiano ha prodotto, tra altre mille distorsioni, anche un paio di curiose fisime lessicali, divenute moti del gergo popolare già divenuto, a sua volta e a nostra insaputa, pop nella sua più estrema accezione. È con aria interrogativa che la sera, a cena, tra un boccone e l’altro fissavamo perplessi lo schermo dell’unico Tg disponibile tentando di decifrare le dichiarazioni dei politici di allora.

Quei figuri in abito scuro che sproloquiavano in politichese discutevano di convergenze parallele, e lo fecero fino alla fine degli anni ’70 quando, con l’intenzione di farlo tacere per sempre, Moro fu rapito e ucciso. Poi vennero gli anni ’80, tempi di supercazzola con lo scappellamento a destra. Dal pop al trash è stato un attimo, giusto quel che ci voleva per dimenticare una decade difficile.

Ora invece i politici si fanno le foto con la nutella o la polenta concia: per loro l’unica convergenza possibile, parallela o meno, è quella culinaria e non quella locutoria. Una volta l’aria la friggevano con più classe, questo è certo, ma quel che avevano davvero da dire lo nascondevano bene; adesso pare che non abbiano poi molto da nascondere, visto il poco che hanno da dire: parodia di sé stessi e sorta di “Amici miei” fuori tempo e fuori luogo. Non di certo all’altezza nemmeno dei fuoriclasse di tognazziana memoria.

Adesso, però, sentite questa: “Grazie a Biella Up saremo la prima città al mondo che diventa digitale sistemica, per generare sviluppo economico, crescita sociale e rispetto ambientale. Tra i fondamentali dell’Economia Circolare ci sono la Digitalizzazione Sistemica e la Collaboration. Per far crescere un territorio non è sufficiente un progetto, ma è necessario applicare un metodo a un sistema che abilita una infrastruttura (in pay per use), dotata delle applicazioni per rendere possibili le ‘call to action’ moderne a tutti: dagli esercenti alle grandi imprese, dalle start up alle organizzazioni pubbliche. Dal punto di vista sociale, in un sistema come Biella Up, tutti ne acquisiscono un grande beneficio: sia dal lato economico, perché il territorio cresce; sia da quello ambientale, in quanto l’abilitazione di funzionalità di prossimità consente un minor inquinamento cittadino e una forte riduzione degli scarti. La crescita economica moderna di un territorio o di una impresa non può prescindere dalla creazione di un contesto armonico verso le aspettative sociali e la gestione rispettosa dell’ambiente”.

È solo l’incipit di un comunicato stampa del Comune di Biella che mette in bocca questo virgolettato all’assessora cittadina al commercio e alle varie ed eventuali. Come se fosse antani lo aggiungo io e vi risparmio il resto del comunicato, perché i suoi oltre 11mila caratteri (prendete questo articolo, moltiplicatelo per due e ancora non ci siamo) ne fanno un’incomprensibile logorrea. Abbiamo inaugurato la nuova frontiera del politichese: un mash-up di concetti tecnico-sociali espressi così come viene, senza cognizione di causa.

La sostanza della faccenda è che il Comune di Biella ha di fatto appaltato a un’impresa privata l’implementazione di una piattaforma online in cui far confluire gli esercizi commerciali della città. Un modo per far incontrare domanda e offerta locali, tutto aggratis. Ma sgamati lo siamo ormai un po’ tutti, e allora ci accorgeremo che: la presenza delle attività è sì gratuita per la versione base, ma ogni servizio descritto in conferenza stampa è a pagamento, trasformando, di fatto, i commercianti in clienti della piattaforma; anche per i cittadini l’accesso al servizio è gratuito, ma poi i loro dati vendono rivenduti agli stessi commercianti dall’impresa di cui sopra che li ha, nel frattempo, profilati per bene, e che si intasca anche percentuali su tutte le transazioni avvenute. Dicono anche che i commercianti questi dati utili a personalizzare il marketing li pagano un euro invece dei 50 richiesti dal mercato online. In realtà per loro il costo sarà di 1,30 euri, con l’obbligo però di acquistarli a pacchetti di 40.

Ma allora questa digitalizzazione sistemica in cui siamo primi al mondo cos’è? Come noi adesso se lo domandava in un suo blog, nel dicembre 2022, il Ceo dell’azienda in questione e “inventore” del mantra. «Tutto a suo tempo, tutto sarà più chiaro nel prossimo articolo», si rispose in un impeto solipsista. Stiamo ancora aspettando.

Difatti il nostro è un primato che non esiste: stiamo solo permettendo a un’azienda di aprire una sorta di Amazon cittadino, giusto per semplificare di parecchio. I concetti di economia circolare e di welfare aziendale vengono violentati a favore di greenwashing, riducendo il primo a biellesi che acquistano a Biella e il secondo alla possibilità di spendere sulla piattaforma, ribattezzata “dorsale”, buoni pasto e simili benefit.

Nel frattempo il sito del distretto urbano del commercio (ducbiella.it) a cui fa capo l’iniziativa è fermo al giugno scorso e propone, sotto lo stemma comunale, slogan imbarazzanti rilanciati anche dall’assessora sui suoi social: “Biella è proprio bella, difficile resistergli”. Violentando così anche la grammatica.

Lele Ghisio

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1 Commento

1 Commento

  1. Giuseppe

    5 Dicembre 2023 at 13:30

    Lele,sei un grande!!! Sti buffoni!!!

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