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“W i carabinieri gentili che sanno sorridere di fronte agli “smarritori” seriali come me”

La lettera di un cittadino: “Abbiamo bisogno di meno Rambo e più persone in divisa così, di buon cuore e che sappiano anche regalare sorrisi”.

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"W i carabinieri gentili che sanno sorridere di fronte agli “smarritori” seriali come me"

“W i carabinieri gentili che sanno sorridere di fronte agli “smarritori” seriali come me”. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino.

“W i carabinieri gentili che sanno sorridere di fronte agli “smarritori” seriali come me”

Sono un inguaribile e impenitente “smarritore” di documenti vari e carte di credito. Lo sono stato, lo sono e lo sarò sempre, fa parte del mio DNA. Quindi, ciclicamente sono costretto a recarmi presso le forze dell’ordine per la relative denunce di smarrimento.

Un passaggio, questo, tutt’altro che piacevole, che ho sempre ritenuto la giusta punizione per il mio modo disordinato di essere. A parte la perdita di tempo totalmente inutile in una società che vuole essere “smart” (una denuncia on line non è sufficiente?), l’altro aspetto poco piacevole è sempre stato il fatto di aver trovato interlocutori o “scazzatissimi” o pronti a pensare che il semplice smarrimento di un documento potesse essere il primo passo di un chissà quale crimine contro l’umanità.

Così con questo spirito triste e depresso nei giorni scorsi mi sono recato presso il Comando provinciale dei carabinieri di Biella per denunciare lo smarrimento di una carta postepay. Per limitare al minimo la mia permanenza all’interno dell’edificio avevo preparato tutto: denuncia di smarrimento in triplice copia, fotocopia a colori fronte e retro di carta d’identità, fotocopia a colori fronte retro di tessera sanitaria, screenshoot del blocco della carta sul sito delle poste e se poteva servire qualcosa – visto che ogni giorno la burocrazia s’inventa qualcosa di nuovo – avevo anche quattro fotografie a colori formato tessera firmate avanti e retro.
Ebbene, mi sono dovuto assolutamente ricredere. Per la prima volta sono stato accolto con un sorriso. Lo giuro. Una gentilissima giovane donna in uniforme mi ha accolto con un sorriso, lo giuro di nuovo, chiedendomi di cosa avessi bisogno. Completamente spiazzato, ho presentato la mia denuncia: “La ringrazio – è stata la risposta – non si preoccupi, faccio subito, s’accomodi pure”.

In meno di dieci minuti ha fatto tutto. E ogni volta che mi formulava le domande di rito lo faceva sempre con voce gentile, senza alcun tono inquisitorio e perentorio, accompagnata da un bellissimo sorriso. Io non ho mai visto, e di anni ne ho già abbastanza, un appartenente alle forze dell’ordine in divisa sorridere, ancor meno se carabinieri, che sono militari, essendo certo che da qualche parte ci sia una norma risalente al Regno d’Italia che vieta ai militari di sorridere ai civili.
Il mio primo pensiero è stato “sono su scherzi a parte”, invece no. Quando mi ha consegnato la copia della denuncia necessaria per il rilascio della nuova carta – sempre sorridendo – ho avuto la forte tentazione non solo di stringerle la mano ma anche di salutarla con i classici due baci sulle guance, come si fa con una persona dalla quale hai ricevuto un aiuto inatteso.

Il mio primo pensiero quando sono uscito dal comando è stato quello di… ritornare indietro. Sono almeno due decenni che in qualche cassetto di casa, in mezzo a migliaia di libri e riviste, c’è il mio passaporto, ormai scadutissimo e inservibile, e per quanto a breve non ne abbia bisogno, quasi quasi ritorno in caserma per denunciarne lo smarrimento in cambio di un sorriso da parte di un(a) gentile appartenente alle forze dell’ordine.
Ora, al netto del tono ironico e semiserio di questa mia lettera, ci tenevo a dire che è stato davvero bello potermi ricredere assistendo all’approccio con il cittadino di queste nuove leve.

Abbiamo bisogno di meno Rambo e più persone in divisa così, di buon cuore e che sappiano anche regalare sorrisi.
Lettera firmata

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