Attualità
Vincenzo Schettini, il prof. di fisica più noto d’Italia, in scena all’Odeon
Appuntamento con “La Fisica che ci piace” mercoledì alle 20:45.
Vincenzo Schettini, il professore di fisica più noto d’Italia, in scena all’Odeon.
Vincenzo Schettini, il professore di fisica più noto d’Italia, in scena all’Odeon
Il palcoscenico diventa una grande aula scolastica e gli spettatori sono trasformati in allievi immersi in una affascinante lezione. A condurre l’eccezionale one man show “La Fisica che ci piace” il prossimo mercoledì alle 20:45 sul palco dell’Odeon sarà Vincenzo Schettini, il prof più celebre del web. Ciuffo candido e ribelle sparato verso l’alto, quasi a sfidare le leggi di quella fisica che con tanta passione insegna, sguardo curioso e sorriso contagioso, Schettini è pronto a catturare il suo pubblico con una lezione sulla bellezza delle leggi della natura.
Una simpatia travolgente e una competenza scientifica che hanno conquistato il cuore di bambini, ragazzi, genitori e altri insegnanti.
L’intervista
Professor Schettini, ma lei se lo sarebbe mai immaginato di portare la fisica, materia ostica per eccellenza a una buona parte di studenti, addirittura a teatro?
Assolutamente si. È stato sempre il mio sogno creare uno spettacolo in cui le leggi della fisica diventassero protagoniste in modo artistico di uno spettacolo teatrale. Sono diplomato in violino al Conservatorio, dirigo da trent’anni un coro gospel e ho sempre desiderato racchiudere in un unico spazio entrambe le mie più grandi passioni: musica e fisica. Ne parlai con Paolo Ruffini in una chiaccherata nell’estate del 2023 e fu lui a dirmi: “ma sai che hai tutte le carte in regola per poterlo fare?”.
Ne è nato un testo scritto a 6 mani da me, Paolo e Graziano Cutrona.
In tutta Italia sono milioni le persone che seguono le sue lezioni di fisica tra Instagram, Facebook, You Tube e TikTok. Un fenomeno che è esploso in pochi anni, da un primo video postato nel 2017 e diventato virale. Come si spiega tutto questo successo?
Se chi sceglie questo mestiere lo vive poi come un sogno che si realizza e lo farcisce con il suo personale entusiasmo, questa energia arriva ai ragazzi e diventa virale. Il trucco, che in realtà non c’è, sono la passione per il mio lavoro e l’uso di un linguaggio semplice lontano dagli aulicismi e tecnicismi delle aule accademiche. In effetti, per spiegare il suo successo la simpatia travolgente e la competenza scientifica non possono essere disgiunti da un linguaggio semplice. Io credo, se posso darmi un merito, di aver rinfrescato il linguaggio nella spiegazione della fisica, agganciandomi a esempi semplici, chiari. La fisica non è una serie infinita di formule incomprensibili, ma è qualcosa che parla della realtà, della nostra
vita di tutti i giorni. Si può fare lezione parlando in modo asettico e accademico di “resistenza” come concetto fine a se stesso o far vedere ai ragazzi che la resistenza altro non è che quel “qualcosa” che fa funzionare il phon o la lavatrice. E questo diverso approccio cambia tutto.
Lei ha denunciato in un video un costante abbassamento dei livelli di attenzione dei nostri ragazzi. Come si può sopperire ai tempi che cambiano.
Reinventandosi nel proprio ruolo. Oggi ancora più di prima non è più un optional essere un prof efficace. Bisogna parlare con il loro linguaggio, cercare tra le cose che dici una spiegazione più vicina possibile al mondo che ci circonda. Bisogna “agganciarli” con esempi che li catturino con la curiosità.
Lei ha avuto degli insegnanti nel suo percorso scolastico a cui si è poi ispirato?
Diciamo che ho cercato di essere un incrocio tra i due professori che ho più stimato al liceo. La mia prof di Matematica, rigida, lineare, molto rigorosa nel metodo, e il professor Giannocchero che insegnava Fisica ed era simpatico, brillante, chiaro e alternativo.
Lei che bambino é stato?
Mmm… che bambino sono stato…vediamo. Un grande organizzatore. Giocavamo in strada con mio fratello, i miei cugini, gli amici. Ed io ero sempre quello che voleva organizzare gli spettacoli del circo, il festival di San Remo, o facevo il maestrino e mi
mettevo a dare lezioni. Penso che mio fratello e mio cugino non mi sopportassero molto per questo (ride).
Tra i suoi reel social spesso compare anche la sua mamma.
Si. Lei è l’unica della famiglia a non farsi problemi a comparire nei video. Gli altri sono molto più schivi. Io e mia mamma ci divertiamo a essere noi stessi anche davanti a una telecamera.
Lei è nel mondo della scuola, e quindi degli adolescenti, da molti anni. Di cosa hanno bisogno i ragazzi di oggi?
Di parlare. E di essere ascoltati. Entrambe cose che fanno poco.
I genitori di oggi purtroppo sono troppo preoccupati e inibiti dal terzo principio della dinamica.
Che dice?
Che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Sono genitori che hanno paura a dire di no, a mettere dei limiti, a ristabilire la loro autorità. E questo disorienta i ragazzi più che aiutarli nel loro processo di crescita.
L’educazione passa anche attraverso i no. Cos’è che invece i ragazzi hanno insegnato a lei?
A cercare modi sempre più semplici per spiegare un mondo, quello della fisica, da cui ci hanno allontanato troppi secoli di tecnicismi non sempre necessari. E la potenza di linguaggio dei social, la possibilità di raggiungere con la curiosità sempre più ragazzi.
Quanto tempo impiega a pettinare il ciuffo che è ormai il suo marchio di fabbrica?
Dipende dalle giornate, dalla forza di attrito tra i capelli e il cuscino che si è creata durante la notte. A volte per magia mi sveglio e sono già a posto così. Altre volte vado giù deciso di lacca. Il ciuffo sui generis che mi identifica è un modo divertente e sbarazzino per vivere la mia identità.
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