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Vai a quel paese tu e la casa di Biella

Gli sbiellati, la rubrica di Lele Ghisio

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Fonzarelli di provincia

Ci risiamo. A due anni esatti da “Strappare lungo i bordi” (Netflix), la serie tv di Zerocalcare, risuonano gli echi del gnè gnè indignato. Ai distratti, o chi ha avuto di meglio da fare, val pena raccontare brevemente ciò a cui ci riferiamo: c’è chi, a livello nazionale, “parla male” di noi e dei nostri vicini. Punto.

C’è stato un tempo in cui sbuffavamo spazientiti ogni volta che in giro per l’Italia riducevano la nostra città alla frazione di un mobilificio, e non avendo, in passato, parlato a sufficienza di noi al mondo in funzione di una riservatezza che aveva tutta l’intenzione di trasformare il territorio in riserva, ci tocca adesso stare a sentire ciò che gli altri – pochi – dicono di noi. Ignari di dare, ogni volta, una scossa sismica all’animo sociale. Che s’indispettisce come d’ordinanza, permalosi come siamo.

Sembra però che i nostri vicini della Valsesia lo siano più di noi. Se la sono parecchio presa, dopo che l’osannato scrittore e cantore della montagna Cognetti ha descritto e cantato, stonando, la loro valle (“Giù nella valle”, Einaudi). Dalle pendici del Rosa sono partiti lestamente i comunicati stampa stizziti degli enti montani. Pretendendone pure le scuse.

C’è da sgranare gli occhi come un’emoticon: davvero ci si indigna confondendo il proprio con i luoghi dell’immaginario? Zerocalcare aveva ambientato parte della sua storia nella nostra città, confessando che alcuni amici biellesi l’avevano indicata – a torto o a ragione – come un luogo in cui si muore dentro; Cognetti ambienta il suo noir di montagna alle sorgenti della Sesia scrivendo delle periferie di un mondo dismesso e vite al margine.

Ormai l’ansia da politicamente corretto gioca brutti scherzi, fino a trasformarsi in politicamente corrotto: la pretesa di un buonismo fuori scala per quanto riguarda ogni opera dell’ingegno, dal cinema alla letteratura passando per tutto il resto. Con sommo sprezzo del ridicolo, va detto. Però è un problema vero, se Baricco in esergo al suo ultimo romanzo (“Abel”, Feltrinelli) sente la necessità di precisare: “Se, allestendo un simile non luogo, mi è accaduto di offendere la sensibilità di singoli lettori o di intere comunità me ne dispiaccio. Ma neanche tanto, devo dire, perché la libertà più assoluta è il privilegio, la condizione e il destino di qualsiasi scrivere letterario”. Appunto.

Siamo così presi da noi stessi da pensare davvero d’essere il centro o l’ispirazione d’ogni narrazione possibile; una pulsione così forte da non riuscire nemmeno a distinguere un luogo dell’immaginario dal suo corrispettivo reale. Siamo scrittori e sceneggiatori a posteriori, incapaci di scorgere, nella nostra quotidianità di gesti luoghi e parole, qualcosa di diverso e di fantastico. Incapaci anche di farne un qualsiasi motivo di riflessione autocritica.

Ci piacciono tanto i servizi apologetici come quello apparso sul numero invernale del National Geographic Traveler, in cui nella descrizione dell’Oasi Zegna mancano soltanto Heidi e le caprette che fanno ciao. Ma quello è giornalismo promozionale, una brochure per vacanzieri in itinere. È condiscendenza, anche se c’è scritto chiaro che la Funicolare non funziona ed è su questo che dovremmo riflettere, non stare a guardare se le caprette salutano o meno. Forse abbiamo troppi nervi scoperti, perché la narrativa ha “parlato male” anche di Venezia e New York, per dire. E non si sono registrate reazioni di rilievo.

Andiamo oltre: passiamo dal mobile all’immobile, nella speranza di sorriderci su. Che, a pensarci bene, più che un’introduzione pare anche un’azzeccata metafora su mobilità e immobilità locali. Ce la meniamo sempre che il nostro mercato immobiliare è favorevole, nel senso che è al ribasso e quindi dovrebbe favorire residenzialità proveniente dalle vicine metropoli: Milano e Torino.

Mi sono spellato ormai le dita, per battere sulla tastiera l’irrazionalità di questa pretesa/speranza: non è un motivo sufficientemente valido per convincere qualcuno a spostarsi, siano famiglie o singletudini di nuova generazione. Non c’è verso se la città, e il territorio, non è in grado di assicurare anche i servizi (trasporti, sanità, etc.) e una qualità della vita che passa anche dalle possibilità d’impiegare il tempo libero (sport, cultura, etc.).

Il nostro è un orgoglio difficile, spesso mal inteso, a volte inutile. Per spiegarci meglio: quinta puntata della seconda stagione della serie tv “Monterossi” (Prime Video) tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi per Sellerio (prima che qualcuno se la prenda con lo scrittore, di cui sono un avido lettore, c’è da sottolineare che nei suoi romanzi non vi è traccia del dialogo che segue: è farina del sacco degli sceneggiatori tv); una coppia si ritrova proprietaria di un alloggio a Biella. Lui: «…così lo affittiamo ai turisti!». Lei: «Affittarlo ai turisti? Ma siamo a Biella, fa cagare, ha la cucina in terrazza! Vaffanculo te e l’alloggio di Biella». Ecco.

Lele Ghisio

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4 Commenti

1 Commento

  1. Ardmando

    28 Novembre 2023 at 8:12

    Bhe Zerocalcare è un idiota e i suoi fumettacci da quattro soldi sono la definizione perfetta di noia. Incomprensibile come un pessimo spreca carta come lui possa avere successo, probabilmente perchè in Italia basta raccogliere un po’ di consenso tra i proprio simili per averne.

  2. Gianni

    29 Novembre 2023 at 8:49

    è vero, Biella è una città invivibile. Noiosa, uggiosa, senza anima; ISOLATA: non ci sono mezzi di trasporto non solo pubblici, ma anche privati ( taxi). ISOLATA : per andare a Milano o Torino occorrono almeno 4 ore. Almeno sino agli anni 80 c’era molto lavoro; adesso manco quello. Si è espansa in modo anomalo con costruzioni che mal si adattano all’architettura originaria (vedi esselunga e condomini lì vicino). Con tutti divieti di circolazione, sensi unici ZTL ecc. ecc. si è riusciti nell’intento di ammazzare il commercio. Una volta era un piacere andare in via Italia per fare acquisti e ritrovarsi con amici in qualche bar. Adesso, solo centri commerciali. Per tornare a Biella o non si sa dove andare o si ha tanta nostalgia dei tempi che furono.

  3. Iosa

    30 Novembre 2023 at 7:31

    sono una che va controcorrente ho appena acquistato casa in provincia di Biella
    prezzo buono spazi ampi verde tutto intorno autostrade stupende pulite veloci in un ora e 10 minuti sono a casa in provincia di Milano ..nel casino li tranquillità totale 💗

    • Bruno Beccaro

      30 Novembre 2023 at 13:56

      quello che tu dici è vero! I dintorni di Biella (10 minuti dal centro) sono una meraviglia (se si ama la natura…)

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