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Si sente male ma un medico ignora la richiesta di aiuto

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Più che di mala sanità si tratta di un vero e proprio caso di maleducazione. A denunciare l’episodio sono il figlio e la moglie del sig. Salvatore Scaletta, 60 anni, di Gaglianico.

Più che di mala sanità si tratta di un vero e proprio caso di maleducazione. A denunciare l’episodio sono il figlio e la moglie del sig. Salvatore Scaletta, 60 anni, di Gaglianico. «Mio padre – afferma il figlio Antonino – si è ammalato di tumore alla vescica e all’inizio del 2015 ha iniziato le cure che lo hanno portato a sottoporsi fino ad ora a ben cinque operazioni tutte al nuovo ospedale di Ponderano. Ottima la risposta del reparto di urologia ad eccezione di un medico che, nonostante i modi poco garbati, ha sempre fatto il suo dovere». Almeno fino all’episodio che ha spinto madre e figlio a reclamare prima con l’ospedale stesso e poi a raccontare la loro storia.
«Circa un mese fa – prende la parola la sig.ra Trapani, moglie del sig. Salvatore – mio marito è stato dimesso, ma di tanto in tanto si sentiva male. Durante uno di questi episodi si sentiva la faccia addormentata e un forte dolore al petto. Ci siamo subito recati in ospedale al reparto di urologia, Piastra B, per farlo visitare».

«Quando siamo arrivati – continua il figlio Antonino – non c’era nessuno. Ho fatto sedere mio padre e sono andato a cercare qualcuno. Appena trovato un infermiere mi ha indicato un medico che stava uscendo da un ambulatorio con cui avevamo già avuto a che fare più volte. Gli ho chiesto aiuto spiegando i sintomi che mio padre accusava, ma lui fissandomi dritto negli occhi e con sguardo indifferente mi ha semplicemente chiesto cosa facessimo lì asserendo che avremmo dovuto invece recarci al Pronto Soccorso. Dopo queste parole che mi hanno lasciato di stucco se n’è andato senza assicurarsi che mio padre abbia ricevuto le cure che gli necessitavano. Fortunatamente poi sono usciti da altri ambulatori altri medici che si sono subito presi cura di lui, ma non è tollerabile e non è giusto che un medico ignori un paziente e se ne vada senza assicurarsi delle sue condizioni». Gli altri medici, riconoscendo la gravità delle condizioni del sig. Salvatore Scaletta hanno deciso di trasferirlo d’urgenza al pronto soccorso ed è stato ricoverato per due settimane circa per scongiurare possibili ricadute.

Siccome l’episodio di incomunicabilità con il medico non è stato l’unico, i signori hanno deciso di rivolgere un reclamo alla direzione generale dell’Asl. La risposta dell’azienda, firmata dal direttore sanitario Angelo Penna, indirizzata ai signori Scaletta e per conoscenza al direttore del reparto, il dr. Mauro Silvani – di cui i signori riconoscono l’alta professionalità ma soprattutto il lato umano, quello che serve di più al malato – e al dr. Francesco D’Aloja, direttore del presidio ospedaliero non si è fatta attendere: «La ringrazio innanzitutto perché ha saputo, nel contesto di tale reclamo su di un aspetto relazionale legato ad un singolo dirigente, sottolineare la buona assistenza che Suo padre ha sempre ricevuto dallo staff di urologia. In merito al reclamo, so che ha già avuto modo di confrontarsi con il direttore del presidio dott. Francesco D’Aloja e con il direttore del reparto dott. Mauro Silvani che le hanno fornito spiegazioni e chiarimenti sulle criticità. La ringrazio quindi per la segnalazione che ci ha fatto pervenire e che ci servirà per migliorare l’assistenza e la relazione con i nostri pazienti».

Un’altra questione riguarda quella del Tribunale del malato che in teoria dovrebbe tutelare l’ammalato: «In seguito ad alcuni episodi – spiega Antonino – mi sono recato al tribunale del malato per denunciare quello che ritenevo un comportamento poco appropiato ed ho lasciato il numero di telefono per essere ricontattato. Questo è accaduto un mese fa circa e nonostante le mie pressioni non ho ricevuto alcuna risposta».
«In definitiva – concludono madre e figlio – vogliamo ringraziare tutto il personale del reparto di urologia per la professionalità e per la “gentilezza” utilizzata nei confronti del nostro famigliare. Spiace che tutto questo sia rovinato dai modi di una singola persona. Confidiamo che se mai dovessimo di nuovo aver bisogno di assistenza, noi o altri futuri pazienti, questi episodi non si verifichino più».

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