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Quelle “fumne d’la cavagna” avanti di 50 anni

Pausa Caffè: E vien da sorridere quando i soliti esperti dei salotti televisivi, concionano sui vantaggi degli acquisti di frutta e verdura a chilometri zero

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BIELLA – Le chiamavano “fumne d’la cavagna”, donne con la cesta. Arrivavano nei giorni di mercato dalle vallate e dai paesi.

Raggiungevano Biella su vecchie biciclette arrugginite o con il pullman. Si posizionavano in via Pietro Micca, sul marciapiede antistante le Poste centrali, sino a piazza Curiel. Alcune avevano dei piccoli banchetti, ma perlopiù mettevano in mostra le loro mercanzie nelle ceste (le “cavagne”, appunto). Qualche dozzina di uova, alcuni cespi d’insalata, altra verdura degli orti e frutta di stagione, esteticamente non sempre splendida, ma dai profumi intensi e dai gusti rimasti nella memoria e mai più ritrovati. Arrivavano presto quelle anziane signore con i loro grembiuli a fiori, le calze di lana spessa e grigia, scarpe sformate e le bandane da contadine. Alle dieci già se ne andavano perché avevano esaurito le vendite di quelle poche cose che recavano con loro, provenienti da piccoli pollai, minuscoli orticelli e qualche albero da frutta, ma produzioni ricercatissime per la loro indiscussa genuinità.

Non avevano bisogno di pubblicità, né dei poveri migranti che oggi riempiono le buche delle lettere di cartaccia promozionale. Tutti sapevano che c’erano. Poco a poco, le “fumne d’la cavagna” sparirono perché normative sempre più rigide e la progressiva invasione della grande distribuzione (oltre naturalmente a ragioni anagrafiche ineluttabili) ne assottigliarono le presenze sino all’estinzione.

Oggi, chi ha l’età per ricordare, si aggira desolatamente tra le corsie dei supermercati tastando frutta quasi immangiabile, pomodori provenienti dalle serre olandesi, uva sudafricana venduta a peso d’oro, manghi e papaie di dubbia provenienza. E vien da sorridere quando i soliti esperti dei salotti televisivi, concionano sui vantaggi degli acquisti di frutta e verdura a chilometri zero. Lo fanno con l’aria di chi si rende portatore di verità sorprendenti. Lo fanno spacciandoci per novità quelle che erano consuetudini, soltanto sino a cinquant’anni or sono.

Giorgio Pezzana

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