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Quei privilegiati in sedia a rotelle che saltano la fila al supermercato…

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Come tutti i venerdì, da un paio d’anni a questa parte, accompagno mia madre Adriana a fare la spesa in un noto centro commerciale in centro a Biella. Mia madre è affetta da sclerosi multipla, una malattia neurologica degenerativa che, negli ultimi anni, gli sta inibendo molto il movimento costringendola all’utilizzo di un deambulatore o della sedia a rotelle per fare brevi o lunghi spostamenti. Fare la spesa, seppur in carrozzina e con un improbabile carrello attaccato alla stessa, è un modo per vivere una “normalità” altrimenti molto difficile.

Come tutti i venerdì, da un paio d’anni a questa parte, accompagno mia madre Adriana a fare la spesa in un noto centro commerciale in centro a Biella. Mia madre è affetta da sclerosi multipla, una malattia neurologica degenerativa che, negli ultimi anni, gli sta inibendo molto il movimento costringendola all’utilizzo di un deambulatore o della sedia a rotelle per fare brevi o lunghi spostamenti. Fare la spesa, seppur in carrozzina e con un improbabile carrello attaccato alla stessa, è un modo per vivere una “normalità” altrimenti molto difficile.

Venerdì scorso, dopo aver fatto il nostro giro, arriviamo alle casse del supermercato dirigendoci verso quella con la “priorità” per portatori di handicap e per donne in gravidanza. Il nostro carrello – essendo piccolo e sporgente – tracima come al solito e quasi nasconde la visuale su mia madre. Arriviamo alle casse e subito la guardia giurata ci invita a superare la fila e a posare la nostra spesa sul banco. Purtroppo c’era già un signore di mezza età che aveva posato la sua e che – apparentemente – sembrava non averci notato.

Questa cosa di dover fare fermare la file è molto imbarazzante per me e credo lo sia un po’ per tutti per cui, di solito, chiedo scusa a chi ci fa passare e, istintivamente, abbasso la testa. Venerdì però quel signore non sembrava aver nessuna intenzione di farci passare e, di fronte alla richiesta del vigilante, fa finta di nulla. La cassiera, a quel punto, lo invita a sgomberare le sue poche cose (per lo più mangime e sabbia per la lettiera dei gatti). L’uomo fa una smorfia e- non proprio educatamente – invita la cassiera a farlo lei al suo posto (sic!).

Sarà stata la risposta alla cassiera, sarà che ero coinvolto direttamente ma mi giro di scatto e gli dico “secondo lei mia madre è contenta di utilizzare questo “privilegio” saltando la fila, secondo lei non sarebbe più contenta di venire, come lei,  a fare la spesa da sola e aspettare – in una qualsiasi cassa – il suo turno per pagare?” L’uomo, a quel punto, volge lo sguardo altrove e non manifesta nessuna intenzione di liberarci il banco. Lo faccio io riponendo la spesa nel suo carrello. Nel mentre mi accorgo che dietro di noi era arrivato un altro signore che spingeva una carrozzina con un uomo anziano, presumibilmente suo padre. Io esclamo “che tristezza” e lui mi guarda sconsolato esclamando “non c’è niente da fare”…Poche parole per dichiarare una rassegnazione rispetto a quello che, evidentemente, lui e suo padre hanno già vissuto tante altre volte.

Non ce la faccio ad accettarlo. Non riesco a pensare che in una società evoluta come la nostra si possa pensare che una persona disabile – che ha (pochissime) agevolazioni (e tante barriere) – stia sottraendo a qualcun altro dei diritti. Non riesco ad immaginare come un uomo in salute possa pensare che quella piccola (e abbastanza effimera) agevolazione sia un “privilegio” visto che le cause sono tutti i giorni nella carne e nella vita delle persone disabili condannate  a un’esistenza di certo meno facile di quella di una persona sana.

Nell’antica Sparta – come nella più recente Germania nazista – le persone disabili venivano gettate giù dalle rupi o gasate in asettiche camere a gas. A volte il confine tra la civiltà e le barbarie è molto sottile. Indignarsi, non chinare la testa e lottare per i propri diritti sono l’unico modo che abbiamo – ognuno di noi e tutti insieme – per continuare a tenere uniti i fili di una comunità civile e solidale. Non dimentichiamolo mai. Neanche quando facciamo la spesa…
Roberto Pietrobon

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