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Ora legale, il cambio d’orario mette a rischio la salute

Tra le ripercussioni: maggiore rischio infarti, alterazioni del sonno e aumento degli incidenti

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Ora legale, il cambio d’orario mette a rischio la salute

Ora legale, il cambio d’orario mette a rischio la salute

Il passaggio all’ora legale avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 marzo ha acceso il dibattito sulla salute. Infatti la Sima (Società italiana di medicina ambientale) il cambio di orario provoca non poche conseguenze.
Come riporta il sito doctor33.it presidente di Sima, Alessandro Miani, “il cambiamento dell’orario altera la ritmicità circadiana del nostro organismo, ovvero l’orologio biologico che, in assenza di segnali provenienti dall’ambiente esterno, completa il proprio ciclo in circa 24 ore. Il mancato rispetto di questi ritmi naturali ha effetti sulla pressione arteriosa e la frequenza cardiaca: diversi studi hanno attestato una correlazione tra cambio di orario e patologie cardiache, con l’Università di Stoccolma che ha riportato un’incidenza del +4% di attacchi cardiaci nella settimana successiva all’introduzione dell’ora solare”.

Raccolta firme

Per queste ragioni, SIMA e Consumerismo No Profit hanno avviato una raccolta firme per chiedere al Governo Meloni di rendere l’ora legale permanente. La proposta è in linea con una Direttiva europea del 2019 che consente agli Stati membri di decidere in autonomia, pur incoraggiando un coordinamento tra le nazioni per evitare impatti sugli scambi commerciali e i trasporti. Con oltre 350mila italiani già favorevoli alla misura, la richiesta di un cambiamento definitivo si fa sempre più forte.

 

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    1 Aprile 2025 at 17:35

    Era già stata fatta anni fa una raccolta firme (o altra iniziativa, non ricordo) in TUTTA Europa e i cittadini dell’Unione si erano espressi in maggioranza per l’eliminazione di questo orami inutile balletto delle ore due volte all’anno. Nonostante ciò a Bruxelles fecero orecchie da marcante e tutto restò come prima, a riprova dell’inutilità di certi tipi di “consultazioni” (esattamente come i referendum nostrani)

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