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Mirella, la donna che vive con i maiali

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«Ho strappato i miei tre maialini a morte certa». Con queste parole Mirella Nofri, 36 anni, spiega il motivo che l’ha spinta ad aprire le porte di casa a questi tre insoliti ospiti.

«Ho strappato i miei tre maialini a morte certa». Con queste parole Mirella Nofri, 36 anni e residente di Masserano, spiega il motivo che l’ha spinta ad aprire le porte di casa a questi tre insoliti ospiti. Le prime ad essere giunte nella sua cascina sono state Beatrice e Miranda, due sorelle di maialino razza vietnamita, a cui si è dopo poco aggiunta una terza, Lola. Un team che si potrebbe perciò definire “in rosa”, e non soltanto per il loro colore del pelo. «La mia – spiega Mirella Nofri – è stata una di quelle che vengono comunemente chiamate adozioni del cuore. Beatrice e Miranda sono le prime che ho accolto. Avevano appena un giorno quando le ho viste per la prima volta, e se nessuno se le fosse prese sarebbero state uccise. Lola invece è arrivata poco dopo. Se anche lei non fosse qui con noi, a quest’ora sarebbe stata esposta in salumeria, come porchetta».

L’allevamento di Beatrice e Miranda è stato molto impegnativo, perché a differenza di altri animali non erano predisposte al biberon. Oggi infatti, pur godendo di ottima salute, pesano soltanto 15 chili. Lola, evidentemente molto più golosa, è arrivata a ben 60 chili. Nella cascina dove Mirella Nofri vive col il suo compagno e i due figli di sette e cinque anni, le maialine convivono amabilmente anche con due caprette (pure loro sfuggite al macello). Hanno libertà di muoversi dentro e fuori casa, giocano spesso con i bambini e cercano sempre le carezze e le attenzioni dei padroni. Non stanno in un luogo particolare, ma possono andare in cortile, nel pollaio, oppure dentro casa, dove i padroni gli hanno regalato tre grandi cuscini da terra, per dormire in tutta comodità. Mirella Nofri li descrive come animali formidabili, su molti aspetti anche migliori dei più comuni cani e gatti: «Non è assolutamente vero – sostiene – che i maiali sono animali sporchi o aggressivi. Purtroppo su di loro ci sono troppi luoghi comuni da sfatare. Certamente quando vengono allevati in modo intensivo diventano paurosi di qualunque cosa, perché vivono senza contatto con il mondo. Ma la loro vera natura è quella di essere predati, non predatori!». In molti di questi allevamenti, i maiali vengono effettivamente chiusi in porcilaie che sono mai ripulite, mantenuti in isolamento e al buio per buona parte della loro vita. Queste allegre scrofette, invece, non solo giocano tutto il giorno con i due figli della coppia, ma sono anche estremamente pulite, come sarebbe naturale per questo tipo di animali. «Fanno i loro bisognini sempre nello stesso posto – prosegue Mirella Nofri – e non combinano mai danni, perché sono molto intelligenti. Quando li sgrido per qualche bagatella, capiscono immediatamente il motivo, e se a volte esagero nei toni, si offendono per qualche ora e magari mi fanno anche qualche dispetto». Se si paragonano a cani e gatti, sono in realtà più semplici da curare: nella gran parte dei casi la penicillina è sufficiente a eliminare le loro malattie.

La sera poi tendono a dormire nascosti, adagiandosi sotto le coperte che hanno a disposizione, o infilandosi in qualche “tana”. Mirella Nofri non solo è molto orgogliosa dei suoi animali, ma crede che sia importante sensibilizzare le persone sulle qualità che possiedono, per proteggerli da uno sfruttamento che non meriterebbero. «Non trovo per niente giusto – conclude – il metodo con cui i cuccioli di questi animali vengono fatti circolare tra le persone. Spesso, solo perché ne nascono molti, vengono regalati senza troppi accorgimenti e lasciati trattare come oggetti, e usati solo per riempire lo stomaco delle persone. Io non sono un’animalista estrema, non ritengo che la carne debba essere necessariamente eliminata dalla vita delle persone, però credo che questo tipo di animali sia stato per troppo tempo sottovalutato. Sarebbe davvero importante capire che un maiale non è soltanto una fonte di cibo per l’uomo, ma anche di grande affetto e gioia, molto più di tanti altri animali. Ma questo lo sanno ancora troppe poche persone».

Marco Comero

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