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Attualità

Mettiamo il naso fuori dalla scuola

Tra le righe, la rubrica di Enrico Neiretti

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Il dibattito sul ruolo formativo della scuola è sempre d’attualità. Spesso si svolge attraverso osservazioni stimolanti e consapevoli, in altri casi porta con sé qualche traccia di passatismo; in ogni caso a quasi tutti capita di riflettere e discutere su ciò che la scuola dovrebbe fare per dare ai ragazzi una formazione adatta ad affrontare nel migliore dei modi il proprio futuro.

Tra le tante analisi, ipotesi, conclusioni che si leggono, si sentono, a cui capita di partecipare, quasi mai però si pone l’attenzione su un aspetto all’apparenza semplice eppure mai del tutto focalizzato nell’eterno dibattito sull’evoluzione dell’insegnamento: il rapporto con il territorio.
Sembra quasi che la relazione che si instaura tra le persone ed i luoghi in cui esse vivono sia data per scontata, determinata semplicemente dalla presenza fisica e dalla consuetudine. Eppure è abbastanza facile accorgersi di quanto di inesplorato e di sconosciuto ci sia -nell’esperienza di ognuno- in un ambito territoriale seppure non sconfinato come quello in cui viviamo.

Io stesso mi accorgo con sorpresa di luoghi che non avevo mai visto, nonostante la mia presenza di lungo corso nel Biellese. Se ci pensiamo bene la consuetudine quotidiana spesso riduce il nostro rapporto con ciò che ci circonda alle rotte casa-lavoro o casa-scuola, inibendo la scoperta della maggior parte delle vie, dei luoghi, delle attività che invece sarebbe possibile conoscere.

Ecco, proprio il rapporto con il territorio, nelle sue diverse declinazioni -luoghi, ambiente, attività produttive- è il motivo ispiratore di una interessantissima iniziativa dell’Istituto Comprensivo di Vigliano Biellese, un progetto chiamato “Mettiamo il naso fuori dalla scuola” finalizzato a stimolare nei ragazzi proprio la costruzione del rapporto con i luoghi nei quali stanno crescendo.

Ne ho parlato con il Preside Enrico Martinelli e con il Professor Lorenzo Pozzo, che è l’animatore dell’iniziativa. Ho colto nei loro racconti la soddisfazione e l’entusiasmo di portare avanti un progetto ricco di ispirazione e capace, in virtù di questo, di coinvolgere nella propria realizzazione non soltanto i ragazzi ma anche diversi soggetti locali: dagli insegnanti che hanno dedicato tempo ed energie, agli enti territoriali come CAI, Fondazione Cassa di Risparmio, Fondazione BIellezza che hanno collaborato con la scuola offrendo competenze e sostegno finanziario, fino a tante realtà imprenditoriali e produttive della zona che hanno contribuito economicamente e hanno aperto le porte dei loro stabilimenti ai ragazzi per far conoscere anche l’aspetto dei processi produttivi.

L’evento forse più significativo è stata la salita delle classi di terza media al Rifugio del Lago della Vecchia. Un’occasione di conoscenza della montagna biellese, certo, ma anche un percorso di avventura, un’esperienza di consapevolezza della propria forza (la bella sensazione di vincere la sfida di una camminata impegnativa) e l’acquisizione di un senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente.

Questa bella iniziativa è giunta alla terza edizione (il primo progetto è stato varato nell’anno scolastico 2021-2022) e sta crescendo di anno in anno coinvolgendo un numero sempre maggiore di soggetti e di aziende disponibili a sostenere il progetto. Sì, perché uno dei tratti salienti di questa proposta educativa è la gratuità: nessun costo ricade sulle famiglie dei ragazzi, facendo in modo dunque che l’iniziativa sia accessibile per tutti, ma anche che essa sia a tutti gli effetti un’attività didattica a cui ogni ragazzo deve partecipare.

Ecco, mi sembra che tutto questo sia una risposta chiara alla sempiterna domanda sul ruolo della scuola: un’iniziativa che vede la scuola come soggetto attivo a livello territoriale, forte di un progetto di conoscenza della realtà di cui i ragazzi stanno diventando cittadini, capace anche di stimolare quel “fare rete” che spesso invochiamo quando parliamo di progetti di crescita del biellese.
E sì, questo è davvero uno di quei progetti di crescita.

Enrico Neiretti

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