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“Liberate quegli uccelli, tenerli in prigione è una tortura vergognosa”

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vegetale: è un errore che nasce da una promozione lanciata dalle associazioni organizzatrici e da quelle venatorie che, tramite una pubblicità ingannevole, riescono a dare un significato e un’immagine irreale a questi eventi.

Sono utilizzate immagini di boschi con uccelli liberi che volano e cantano ma in realtà gli uccelli detenuti nelle fiere sono strappati al loro habitat naturale o nati e cresciuti in cattività, fatti riprodurre artificialmente, rinchiusi in gabbia o legati con una zampa a un trespolo e commerciati come merce.

Ho appreso dalle pubbliche affissioni che il 21 e 22 Ottobre a Gaglianico (BI), si svolge la 60° mostra ornitologica. Specie e razza sono i cardini attorno ai quali ruotano questi eventi che si appellano a tradizione, conservazione, addirittura tutela degli uccelli. In questi luoghi si passeggia tra animali chiusi in gabbia, mostrati e venduti al pubblico come merce in un lucroso evento commerciale e turistico, pertanto di portata politica.

Sono spesso erroneamente interpretate come manifestazioni a carattere ambientale dove poter avvicinarsi alla natura animale e vegetale: è un errore che nasce da una promozione lanciata dalle associazioni organizzatrici e da quelle venatorie che, tramite una pubblicità ingannevole, riescono a dare un significato e un’immagine irreale a questi eventi.

Sono utilizzate immagini di boschi con uccelli liberi che volano e cantano ma in realtà gli uccelli detenuti nelle fiere sono strappati al loro habitat naturale o nati e cresciuti in cattività, fatti riprodurre artificialmente, rinchiusi in gabbia o legati con una zampa a un trespolo e commerciati come merce.

Una carta che giocano gli organizzatori è quella della didattica, soprattutto nei confronti di bambini e bambine, senza interrogarsi sul modello etico che stanno proponendo: mostrare uccelli reclusi e impossibiliti a fare ciò che per natura fanno, cioè volare, è fuorviante e diseducativo perché trasmette l’idea della sopraffazione dell’essere umano su altri esseri viventi indifesi. In questo modo passa l’idea che il nostro rapporto con gli animali si possa realizzare attraverso la loro prigionia e detenzione; i bambini imparano a conoscere gli uccelli attraverso le sbarre, a considerarli merce da acquistare e portare a casa trasferendoli da una prigione ambulante a una stabile.

Il rispetto e la protezione degli animali liberi è invece il fondamento per attuare rapporti interspecifici di armonia e rispetto. L’insegnamento da dare è quello di osservare il volo degli uccelli, ascoltarne le melodie, avvicinarsi a loro in modo discreto. Gli uccelli dovrebbero essere osservati con gli occhi puntati al cielo invece a queste fiere gli occhi sono puntati a terra, in un desolante labirinto di sbarre: sono le occasioni per celebrare l’apoteosi della gabbia in cui vi sono, imprigionati a vita, uccelli migratori, uccelli esotici, uccelli allevati per il piacere di sentirli cantare o per fungere da richiamo per esemplari della stessa specie nella caccia da appostamento fisso.

Ritenere un uccello in gabbia in una condizione di benessere è una presa in giro della scienza etologica, oltre che una crudeltà nei confronti dell’animale. Lo dimostrano i continui tentativi che gli uccelli in gabbia mettono in atto nel distendere le ali, allungare il collo, reggersi sulle zampe e soprattutto nel volare. Inoltre devono sopportare eventi stressogeni come il trasporto, lo scarico, la predisposizione della fiera, il flusso continuo di persone davanti alle gabbie. Chi dichiara di nutrire amore per gli uccelli ma poi lo trasforma in una pratica di possesso, non è credibile. Possedere un uccello e guardarlo dimenarsi imprigionato in una gabbia non è amore.

Invito il Comune di Gaglianico ad abbandonare questa tradizione schiavista per il bene di esseri umani e non umani.

Paola Re

 

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