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L’epopea di Linea Verde, la radio che raccontava lo sport – VIDEO

Storie, aneddoti e ricordi dei protagonisti di quegli anni. L’ultima puntata della mini serie dedicata all’emittenza biellese

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Si conclude oggi il viaggio nel mondo della tv e della radio biellesi. Protagonista dell’ultimo episodio della nostra miniserie, visibile sul canale YouTube “La Provincia di Biella”, è Radio Linea Verde. Continuiamo così a farvi scoprire le emittenti locali a cui abbiamo dedicato nel mese di giugno alcune pagine del nostro giornale.
Dalle parole scritte alle voci. Pronti a sintonizzarvi per l’ultima volta sulla frequenza degli anni ‘70?

Radio Linea Verde raccontata da due delle sue voci sportive: Cesare Maia e Riccardo Alberto

Con l’ausilio di foto d’epoca e servizi in esterna, abbiamo ripercorso la storia e raccontato alcuni curiosi aneddoti con due delle sue voci sportive: Cesare Maia e Riccardo Alberto. Finisce così questa serie di appuntamenti legati all’emittenza biellese, di cui il primo episodio è uscito martedì 9 luglio, in occasione dei cinquant’anni dalla sentenza a favore di Telebiella. Nel servizio dedicato alla prima televisione privata italiana via cavo abbiamo ripercorso insieme i principali avvenimenti, proprio a partire dalla vittoria contro il governo, per poi tornare indietro e raccontarne la nascita e gli sviluppi, con i personaggi che hanno contribuito a renderla grande e memorabile.
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I protagonisti e le storie

Una foto in bianco nero. Quattordici ragazzi con addosso dei calzoncini e le scarpe da calcio. Ancora non lo sanno, ma tra di loro c’è un futuro europarlamentare e sindaco della città di Biella: Gianluca Susta. Ci sono anche alcune delle più note firme di cronaca biellese: Riccardo Alberto, Marco Atripaldi, Vittorio Pozzo, Beppe Pesce e Cesare Maia.

Sono tutti diversi per estrazione ed età, ma c’è una cosa che li accomuna: arrivano da Radio Linea Verde, un’emittente nata alla fine degli anni ‘70 su spinta del Vaticano, «che invitò le diocesi a trasmettere le messe anche via radio» spiega Riccardo.

«A Biella all’epoca c’era già un gruppo di sacerdoti che lo stava sperimentando, sotto la guida di Don Ilario Bolengo. Fu lui ad aver avuto l’intuizione di lanciare la radio e più tardi di ampliare lo sguardo allo sport».
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Dalle messe alle dirette sportive

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Ernesto Alberto intervista don Bolengo, parrocco di Torrazzo

Alle messe trasmesse da Oropa, iniziano così ad alternarsi le dirette sportive, grazie alla partecipazione di Vittorio Pozzo, che a sua volta coinvolge altri appassionati di sport, come lo stesso Riccardo Alberto e Cesare Maia.

«Agli inizi ci sono stati degli scontri – raccontano -; perché noi “sportivi” avevamo un approccio completamente diverso dai “religiosi”, ma poi siamo riusciti a trovare una quadra, anche perché c’era chi ci dava parecchio spazio come Monsignor Piola e l’arguto Don Biagio Olivero, che era parroco di Cerrione e si mostrò comprensivo e moderno. Aveva capito che per far funzionare le cose dovevamo “svecchiare” e rendere tutto più dinamico».

Sport, musica di nicchia e la mitica Lady Byron

Sorta sulla scia del fervente sviluppo dell’emittenza nel Biellese, Radio Linea Verde si distingueva dalle altre per alcune importanti specificità: «Non potevamo fare concorrenza a Radiobiella per l’informazione né a Radio Piemonte per la musica: così ci specializzammo nello sport, con una redazione ad hoc» spiega Riccardo.

Anche la musica scelta era tutt’altro che banale: «Corrado Garbaccio metteva il country – ricorda -; con i quarantacinque giri avevamo rilanciato gli anni ’60 e ’70: io avevo una marea di dischi, che la gente apprezzava».

Ma la musica di Radio Linea Verde arrivava anche dalle cassette dell’iconica “Lady Byron”. «Discendente di Lord Byron, era una ottantenne suora rosminiana alta poco più di un metro e mezzo, con una cultura immensa. Aveva avuto il permesso dalla madre superiora del Losana di venire a fare una trasmissione un paio di volte a settimana. Aveva l’angolo del liscio, della musica classica e del jazz». E poi c’erano i veri dj: Alex Braschi, Paolo Pandini, Giuliano Xillo, Gregorio Stabene e Amos Cadamuro, «che tutti noi soprannominavamo affettuosamente “la mosca da muro”» dice Maia.

Radio Linea Verde “si svegliava” alle 7, quando veniva trasmessa la messa d’Oropa. «A un certo punto – aggiunge Riccardo – avevamo come clausola quella di mandare in onda alcuni programmi di Radio Vaticana, che trasmetteva in onde medie, poi poco per volta l’abbiamo abbandonata perché si sentiva la differenza tra il nostro segnale e il loro». «Ma soprattutto perché questi programmi non facevano audience» aggiunge Maia.

Sempre più seguiti erano invece i campionati: «Tutti i sabati – racconta Cesare – davamo le anticipazioni di qualsiasi sport; la domenica, seguivamo soprattutto la Biellese, che all’epoca era in serie C».

Le storie e gli aneddoti tra imprecazioni in diretta, rigori non raccontati perché troppo emozionanti e nottate infinite

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La redazione sportiva. In primo piano Vittorio Pozzo, dietro alla macchina da scrivere Cesare Maia e in piedi Giuseppe Pesce

Armati di cavi lunghi raccolti in una borsa e diecimila lire in mano, ai cronisti toccava girare attorno agli stadi, sperando di trovare qualche «anima pia» che li aiutasse. «Andavamo a suonare ai campanelli delle case, cercando di “elemosinare” gli agganci per le dirette. In cambio promettevamo dei rimborsi o qualcosa di simile. In pratica oltre a fare i cronisti, eravamo dei piazzisti» racconta Maia ridendo.

Una sistemazione precaria, in cui tutto era affidato alla buona o cattiva sorte. «A qualcuno non è andata benissimo: Atripaldi un giorno era a Montebelluna, sistemato in tribuna dove finiva la copertura perché il cavo arrivava solo fino a lì. Pioveva, quindi aveva l’ombrello e i fogli in mano, mentre il telefono era sul muro. A un certo punto arriva una folata di vento che gli fa volare via i fogli e gli cade tutto per terra. Imprecò in diretta nella radio dei preti. Poi riprese con nonchalance la cronaca».

Beppe Pesce era più emotivo: «Un giorno era andato a seguire la Biellese a Ivrea. Era tifoso, ma anche “compassato”. Nella fase clou della partita, a pochi minuti dallo scadere del tempo, alla Biellese fischiarono un rigore e lui cedette la linea alla regia dicendo che il momento era troppo emozionante». «Beppe si occupava principalmente di Cossato – aggiunge Riccardo – spesso i tifosi avversari cercavano di chiudere la linea del telefono: lui riusciva a gestire la situazione, trovando sempre delle scuse per passare la parola alla regia».

Altre grandi protagoniste di Radio Linea Verde erano le auto: «Quando c’era il rally, tra collegamenti per la prova speciale e musica varia, si faceva tutta la notte e in certi momenti noi cedevamo – confida Cesare – ; a me succedeva di appoggiarmi sul microfono e addormentarmi. Gli altri in regia alzavano la musica in cuffia a palla e io saltavo in aria».

Non solo dirette sportive, anche talk show e notizie

linea verdeDirette sportive, ma anche talk show: «Avevamo un’apparecchiatura in cui arrivavano due linee che si potevano sdoppiare in quattro. C’era Marco Mazzoleni, bravissimo studioso dell’arte, che faceva il “centralinista al bivio”. Si sceglievano un argomento e degli ospiti, lui buttava “la bomba” e quando iniziavano a litigare tra loro, andava a prendersi il caffè». «L’aggeggio per fare il programma – specifica Riccardo – era stato montato dal tecnico Guido Vanni Olivetti, che era “un mago”. All’epoca non c’erano computer, funzionava tutto in analogico. E se qualcosa andava storto erano gli ascoltatori stessi a segnalarcelo».

Tra gli scoop trasmessi dalla radio, anche quello riguardante il responsabile della morte dell’industriale biellese Serralunga: un altro industriale che si suicidò sul tratto autostradale Voltri-Sempione: «Abbiamo potuto dare la notizia prima degli altri grazie a Riccardo Leo, che aveva origliato da Jeantet una conversazione tra il vice questore di Biella e un’altra persona – spiega Riccardo -; poi mi chiamò il capo della Digos Rinaldo Fois, chiedendomi di fargli pervenire la cassetta registrata del notiziario. Non ce l’avevamo, ma non potevamo fare una simile figuraccia: così l’abbiamo rifatta, spacciandola per autentica».

Una fucina di giornalisti

Radio Linea Verde è stata anche e forse soprattutto una fucina di giornalisti, «una vera e propria palestra per noi – ci raccontano -; poi ci siamo tutti sparsi, ma quella è stata la nostra base. In quegli anni si sapeva poco di deontologia giornalistica, tutto era regolato dal buonsenso e dall’esperienza: nella radio ci siamo fatti le ossa».
La goliardia in redazione era all’ordine del giorno: «Qualcuno a volte finiva negli armadietti – ricorda Cesare -; erano altri tempi. C’era un via e vai di giovani incredibile. La domenica pomeriggio in redazione arrivavano le paste e il vino. Siamo stati protagonisti di un’epoca dell’informazione molto particolare: quella tra Peppo Sacchi e Berlusconi».

Sofia Parola

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