Attualità
L’antenna c’è, ma imbavagliata
A Sostegno, Crevacuore e Roasio i telefoni continuano a restare muti
L’antenna c’è, ma imbavagliata. Chi abita a Sostegno (ma anche a Crevacuore e Roasio) sperava di potersi scambiare gli auguri di buone feste al telefono.
Tra i regali di Natale l’annuncio dell’antenna della telefonia mobile di Inwit finalmente in funzione. Lo aveva anticipato l’assessore comunale di Sostegno Enrico Guala un mese fa. Il triangolo del “silenzio” telefonico ritroverà voce entro fine anno dopo una pratica, lunga e controversa, durata almeno 5 anni.
Invece nella calza della Befana spunta un nuovo ricorso al Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte, terza sezione, per bloccare i lavori. La ricorrente è ancora Danila Vigna, ex sindaco di Sostegno, e ora in Consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione.
L’antenna c’è, ma imbavagliata
«Sì, sono in lotta da un anno contro l’installazione dell’antenna – conferma Vigna -. Dopo il mio intervento, nel settembre 2024 il Tar aveva disposto una perizia di tecnici. Si era evidenziata la mancanza di una parte importante di verifiche idrogeologiche per l’installazione del pilone. La sentenza è attesa nei primi giorni di aprile. Ma nel frattempo la Inwit ha inspiegabilmente ripreso a posizionare apparecchiature sul traliccio. Ho dunque chiesto la sospensione immediata dei lavori per pericolosità».
L’isolamento telefonico del triangolo Sostegno-Crevacuore-Roasio è reale. Nemmeno i telefoni delle forze dell’ordine e dei servizi di pronto soccorso sfuggono al “silenzio” della linea. Nell’era del “tutto digitale”, ricordando che Sostegno è stato il primo comune biellese a collegarsi alla fibra, sembra un’assurdità.
Una lunga polemica
Già nel 2019 l’allora prefetto di Biella Franca Tancredi, dopo un sopralluogo, invitò Telecom a garantire in tempi rapidi la rete telefonica ai cittadini. Ma solo quattro anni dopo, nel marzo scorso, la ditta Inwit spa ha iniziato a posare un pilone alto 30 metri su cui sistemare le antenne. Due le ragioni del ritardo di esecuzione. Si tratta di un lavoro costoso, ora finanziato con il contributo del Pnrr, e di un progetto “complicato” che ha richiesto l’acquisizione di lunga lista di permessi.
Al primo scavo, il primo ricorso. Danila Vigna, una dei proprietari del terreno, si è rivolta al Tar per contestare la scelta dell’area. E in contemporanea in paese è partita una petizione contro l’arrivo del “5G”, considerato pericoloso per la salute. Il basamento in cemento per il traliccio è stato alzato in via Sant’Emiliano, in zona Gropallo. E proprio in questa frazione sono state raccolte decine e decine di firme. Tra le prime motivazioni degli anti-ripetitore c’era segnalata la presenza di un b&b da tutelare. B&b che poi non è risultato negli elenchi delle attività commerciali del Comune e che ha dato il via ad altre controversie.
Nessun commento dal rieletto sindaco (a giugno proprio contro la sfidante Danila Vigna) Giuseppe Framorando, che preferisce attendere la sentenza del Tribunale.
LEGGI ANCHE: “Ho smarrito il telefono, ho bisogno di soldi”: salta la truffa
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
Ardmando
10 Gennaio 2025 at 21:43
E’ pazzesco che nel 2025 ci sia ancora chi da retta alle deliranti farneticazioni di una singola donna, ignorante come una capra in fatto di tecnologia, che arriva a sostenere una petizione contro il 5G che ritiene dannoso per la salute, quando TUTTA la comunità scientifica mondiale ha più e più volte confermato e sottoscritto che non c’è ALCUN pericolo per la salute di persone e animali. Mi auguro che il Tribunale decida seguendo scienza e buonsenso e che rigetti il blocco dei lavori. La cosa che mi meraviglia è l’ottusità degli abitanti che non si oppongono a questo delirio anti tecnologico, dimostrazione che in Italia si da più peso alle minoranze di minorati che al buonsenso della maggioranza.