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“La mia vita? Faticosa da sempre: ho iniziato a lavorare da bambino”

L’allevatore cossatese Francesco Valcauda si racconta e spiega com’è cambiato il mondo agricolo negli ultimi cinquant’anni

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francesco valcauda

Si chiama Francesco Valcauda, ha 69 anni, ed è una delle memorie storiche della frazione Castellengo. È anche vicepresidente di “Agro Montis Oropense”, l’Associazione che organizza ogni anno a settembre la Fiera di San Bartolomeo a Oropa. E oggi si racconta.

«Avevo 7 anni quando ho iniziato ad aiutare mio papà Giuseppe, per tutti Pino, a tagliare il grano, non si usava la mietitrebbia – dice -. Ricordo che aveva fatto, con l’aiuto di un suo amico, un raccoglitore per la Bcs, una moto coltivatrice. A mano si faceva poi un fascio e lo si legava. Altrimenti si tagliava con la miola, con la falce, e si riponeva nel fienile. Si trebbiava a luglio. Si usava anche attaccare l’albero falciante al trattore a testa calda e si lavorava tutto il giorno. Una volta è accaduto che papà mi avesse lasciato finire il lavoro con il trattore piccolo, il Fiat, e poi avrei dovuto rimanere sul campo ad aspettarlo. Io invece ero tornato a casa da solo, guidando il trattore. Quando mi ha visto arrivare con il tratur, ho rischiato di prendere una sberla, ma un suo amico mi ha difeso. A raccontarle oggi queste cose è da pazzi. E poi andavo a scuola. L’ho frequentata fino alla quinta elementare. Dopo ho smesso, non avevo tanta voglia. Ricordo che a quei tempi a Castellengo c’erano quattro trattori e ogni volta che ne passava uno, mi alzavo dal mio posto e correvo alla finestra a vedere chi era».

«Finita la quinta – prosegue ancora -, papà mi aveva detto che le medie erano a Cossato o a Candelo, ma a quei tempi il pulmino non c’era. Avrei dovuto andarci in bici, ma io ho preferito rimanere a casa a lavorare, ovviamente, perché per “imparare a fare niente c’è sempre tempo”, mi aveva ancora detto. Ho sempre lavorato. Ora sono in pensione e lavoro ancora. Mi viene in mente la mia mamma mancata un anno fa, Maria Nicolina Mosca, che tutti chiamavano Nicolina, stava per compiere 90 anni, le mancavano venti giorni. Mio papà invece è morto 22 anni fa».

Francesco è sempre stato allevatore di bestiame, di vacche, per questo motivo rappresenta “Agro Montis oropense” per la parte agricola.

«Gli animali non li ho più – spiega -. Ho venduto le mucche quattro anni fa. Mi è spiaciuto perché è stato il mestiere di famiglia da tre generazioni. Erano la mia vita, ma se non c’è la salute bisogna scegliere. Ho tenuto i terreni e vado avanti facendo fieno. Non semino per avere meno lavoro. Ho smesso anche di tenere la vigna. Non arrivo dappertutto. Il fieno si fa con i macchinari, seduto sul trattore. Altrimenti cosa faccio tutto il giorno? Al bar non ci vado, non è il mio posto. Così passo il tempo a Castellengo e un po’ a Oropa nella cascina che aveva preso papà. È stata una vita faticosa. Ho lavorato tantissimo, sempre con più di cento mucche. Ho iniziato a ridurle quando lui è mancato. Come Agro Montis, organizziamo la Féra ad San Bartramé, il raduno zootecnico di bovini della razza pezzata rossa d’Oropa, di bestiame ovicaprino e la vendita di prodotti locali. Facciamo la castagnata a ottobre e il mercatino di Natale, tutto a Oropa. Negli ultimi 10, 12 anni, i vecchi sono mancati tutti. Il più anziano sono io. Cosa dire? Il giorno della fiera i giovani arrivano per mangiare e bere. Si tirano tamme ‘na sciümmia al bar – come una scimmia -, e poi tai vugghe pü – non li vedi più -. Rimangono cui tamme mi – quelli come me -, come in tutte le cose. Te ne fai una ragione, la giuentü – gioventù – è così. Vado avanti, quando arriverà qualche magagna, si vedrà».

Francesco, come è cambiato il mondo agricolo?

«Prima cosa, non c’è più il prezzo, dal granoturco al costo del concime e del diserbante, tutto è salito al settimo cielo – conclude -. Di conseguenza sono aumentati i prezzi del pane e della pasta. Il gasolio agricolo costava 40/50 centesimi, adesso è a 1 euro e 50. Però si guadagna uguale o addirittura meno. La siccità ha ridotto di metà il raccolto e le spese rimangono e tì t’bàule da lü – e tu abbai da lupo -. Quando inizi a toccare i risparmi, fai presto a chiudere l’attività. Nel 1972 per la forza motrice 380 in stalla, pagavo 32mila lire ogni tre mesi. Quattro anni fa, quando ho venduto le mucche, pagavo 350/380 euro ogni due mesi e usavo gli stessi motori del 1972, la mungitrice e il trasporto letame. Se fai paragoni vedi la differenza e alla fine tiri sempre la cinghia».

Anna Arietti
anna.arietti@gmail.com

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2 Commenti

2 Comments

  1. Ramella Pezza Maria Daniela

    28 Maggio 2023 at 13:41

    penso a te ed al buon bicchiere di latte che ho bevuto, c’era ancora Nicolina.
    Grazie a te,per tutto quello che hai fatto,ormai ricordi.

  2. Giuliofox

    29 Maggio 2023 at 13:42

    Persone di altri tempi: grande ammirazione !

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