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In quel ristorante di Biella non amano i bambini…

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Riceviamo e pubblichiamo:
Martedì scorso, una giornata carica di pioggia tipicamente autunnale, io, il mio compagno e mia figlia, cerchiamo ristoro intorno le 12.30 in Biella. Entriamo in un ristorante della zona in cui ci trovavamo.
La bambina aveva fame (6 mesi) era ora di pranzo anche per lei, così dato il tempo e data l’assenza di parcheggio, il mio compagno ci lascia lì davanti in modo che noi possiamo cominciare a accomodarci .
Certa di trovare posto, entro e aspetto che qualcuno ci accolga. La sala iniziale presentava diversi tavolo occupati, ma anche molti liberi. Non vedendo arrivare nessuno vado avanti e incontro presumibilmente il titolare, nel frattempo mia figlia comincia a lamentarsi più insistentemente a causa della fame. Chiedo dunque se ci possiamo accomodare e lui con tono secco mi risponde: “Tutto pieno mi spiace “
Eppure i tavoli erano mezzi vuoti ciò mi sembrava molto strano .
Prendo la bambina in braccio ed esco, con l’aiuto di due commensali molto gentili .
Mi metto fuori a dare il latte a mia figlia aspettando il padre che nel frattempo ha trovato parcheggio .
La cosa non mi va giù, perché a sensazione, a pelle, mi è sembrato che il problema fosse mia figlia che si stava lamentando. Allora chiamo dal cellulare il ristorante, certa di essermi sbagliata.
Telefono e chiedo se ci fosse posto per due omettendo la neonata .
Mi è stato risposto nell’immediato dallo stesso titolare che i posti c’erano, se volevo prenotare .
Stizzita dalla cosa mi presento, dicendo che trovavo strano che ora i posti si fossero materializzati quando quattro minuti prima erano al completo  (su per giù c’erano almeno sei tavoli vuoti )
Lui adirato da questa telefonata mi risponde altresì con tono seccato: “Bhe ora il posto c’è, gli e lo tengo?”
Mi sono messa soltanto a ridere, altro non ho potuto fare .
Ringrazio comunque per averci fatto risparmiare dei soldi per il pranzo, sicuramente buono ma anche non adatto a bambini piangenti, evidentemente.
Lettera firmata

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