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Imbattersi in ragazzine come Alice è come aprire una finestra sulla speranza

Pausa caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana

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Mi scopro a sorridere, anche con un pizzico di emozione, nel leggere del riconoscimento ottenuto a Tropea, ad un concorso di poesia, dalla giovanissima biellese Alice Battagin, allieva della scuola secondaria di primo grado di Pettinengo (una volta si chiamavano scuole medie, ma non era abbastanza complicato, quindi hanno provveduto a rimediare).

E’ una di quelle volte che mi fanno pensare che allora non tutto è perduto. Fortunatamente accade con una certa frequenza, al di là delle poco incoraggianti quotidiane apparenze.

Quando avevo l’età di Alice, eravamo in tanti a scrivere poesie e a ritenere che quelle che scrivevamo erano davvero poesie. Ma erano tempi diversi. Vivevamo l’onda di un 1968 denso di sogni, ma soprattutto di illusioni. M’innamorai delle liriche di Leopardi, Pascoli, Gozzano, Sinisgalli, Ungaretti. Quest’ultimo lo proposi all’esame di maturità solo quattro anni dopo la sua scomparsa, quando non era neppure ancora stato inserito nei programmi didattici di letteratura italiana, sorprendendo la Commissione d’esame.

Era l’epoca dei nuovi poeti, dei cantautori, da De André e Guccini, da Venditti a De Gregori e via via sino a Lucio Battisti. Giusto o sbagliato che fosse, c’era spazio per sognare e per vivere la vita con un certo lirismo che gli anni Ottanta avrebbero sopito. Oggi però, in un mondo che costringe i nostri giovani a vivere la loro esistenza tra contrasti stridenti, nell’alienazione di aree metropolitane sempre più degradate, con poche prospettive e tanta rabbia affidata spesso alle rime sgangherate del rap, imbattersi in ragazzine come Alice è come aprire una finestra sulla speranza.

Perché la poesia è prima di ogni altra cosa sensibilità, è il cercare al di là delle apparenze, l’andare a fondo, lo scandagliare la propria anima sino a ricavarne sensazioni che gli affanni quotidiani troppo spesso nascondono e quindi cogliere l’essenza delle cose. E non importa se queste indagini introspettive vengono vissute con tristezza, con gioia o con dolce malinconia. Né se le poesie che ne scaturiranno saranno belle o brutte poesie. Ciò che importa è cercarsi, conoscersi, scoprirsi, con la consapevolezza che al di là della superficie della nostra esistenza, c’è un oltre. E che se lo sapremo cogliere, ci accompagnerà per tutta la vita.

Giorgio Pezzana

 Alice Battagin

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