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Il Rifugio degli asinelli di Sala Biellese compie dieci anni

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Compleanno speciale al Rifugio degli Asinelli di Sala Biellese, fondato nel 2006 e aperto nel 2009 (agosto). Dieci candeline e soprattutto numeri importanti per uno dei siti più visitati del territorio sotto il Mucrone.  «Parliamo di quasi 17 mila persone all’anno e oltre trecento animali curati e custoditi nella nostra struttura – racconta la storica direttrice, Barbara Massa, prossima ad una missione all’estero per conto dell’organizzazione no profit “The Donkey Sanctuary” che sostiene il progetto fin dall’inizio.

Aninali abbandonati

«Molti animali sono giunti da casi di maltrattamento o di abbandono; in alcuni fortunati casi sono stati donati dai proprietari che, per vari motivi, non erano più in grado di prendersene cura in modo adeguato – spiega ancora Barbara Massa -. I nostri animali provengono da vari paesi europei: Grecia, Romania, Francia, Svizzera ed ovviamente Italia. Una volta entrati al Rifugio hanno la garanzia di un futuro di cure e di rispetto da parte di uno staff specializzato. Nessun animale di proprietà del Rifugio sarà mai venduto, prestato o fatto riprodurre (tutti i maschi sono sterilizzati)».

Il bilancio di questi primi dieci anni è ampiamente positivo: «E’ un privilegio poter lavorare con questi animali. Mi hanno dato tanto. Sono animali solitamente derisi e sfruttati, ma che hanno accompagnato la vita dell’uomo dagli albori della civiltà. Curarli e aiutarli è stato un’esperienza straordinaria della mia vita. Un’occasione professionale che mi ha dato serenità e senso di appagamento. E’ stato ed è più di un lavoro. Direi un onore e una fortuna. Oggi sono una donna positiva, ottimista, che lavora tantissimo ma che negli anni ha imparato ad essere umile e concreta. Lo devo anche al mio lavoro, ai miei asinelli».

Costi per un milione di euro

Dal piccolo paesino della Valle Elvo, al mondo. «Da diversi mesi l’organizzazione mi ha chiesto un impegno a livello europeo – spiega la donna, 44 anni, sposata, e madre di due figli (Giacomo e Mina) -. L’obiettivo è di creare una rete di aiuto e di protezione. E soprattutto di migliorare il lavoro di prevenzione, di cura, di sensibilizzazione del tema del maltrattamento di animali. La struttura in Italia costa infatti circa un milione di euro, all’anno. E le donazioni coprono solo il trenta per cento delle spese. Il resto lo mette la casa madre. Il modello però non è replicabile all’infinito. Conti alla mano è quindi evidente che si debba puntare sulla prevenzione e sulla cultura. Questo sto facendo in Grecia, Portogallo, Romania e Spagna. Attualmente l’organizzazione ha circa 4 mila animali in carico nel mondo e ne raggiunge decine di migliaia grazie a programmi internazionali di ricerca, educazione, formazione e sviluppo».
Paolo La Bua

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